Il delitto di Katia Tondi con nuovi incredibili aggiornamenti sarà affrontato questa sera nel corso della nuova puntata di Quarto Grado, la trasmissione di Rete 4. La donna e mamma di 33 anni fu strangolata il 20 luglio 2013 nel suo appartamento di San Tammaro in provincia di Caserta di fronte al figlioletto di pochi mesi. A chiamare i soccorsi fu il marito Emilio Lavoretano che si è sempre difeso dall’accusa di essere stato lui ad ucciderla sostenendo: “Quando l’ho trovata era già senza vita”. Ora però, l’uomo rischia una condanna per omicidio. Contro di lui le continue infedeltà di cui Katia era venuta a conoscenza. Impiegato presso un’officina che vende ricambi di gomme per auto, Lavoretano è figlio di un ex maresciallo dei carabinieri in pensione e viene descritto da tutti come una persona tranquilla, senza ombre se non le voci di presunti tradimenti a scapito della moglie, alcuni avvenuti durante il loro fidanzamento. Secondo le dichiarazioni della madre della donna uccisa, come riferisce FanPage, persino qualche mese prima che Katia restasse incinta Emilio la tradì con una ragazza di Santa Maria Capua Vetere. Fu proprio la donna a scoprirlo mentre baciava la ragazza ed in quell’occasione la Tondi “accecata dal dolore e dalla delusione, prese a calci la portiera della vettura”. Potrebbe essere questo il movente del delitto? Lui continua a difendersi e a fare leva sull’alibi: la sera dell’omicidio era uscito per fare la spesa rientrando in casa intorno alle 19, quando trovò il corpo senza vita di Katia. A fare fede, gli orari dello scontrino e dell’autopsia che stabilisce l’ora della morte della donna intorno alle 20.



KATIA TONDI, GIALLO DELLA TELEFONATA DEL MARITO

Nel corso di una puntata di Quarto Grado, fu trasmessa ed analizzata con attenzione la telefonata che il marito di Katia Tondi fece al 118 dopo la scoperta del corpo senza vita in casa. “Pronto, pronto, buonasera, al parco Laurus a San Tammaro, sta mia moglie a terra”, avrebbe esordito Emilio prima di scoppiare in lacrime, poi biascica alcune parole che, mettendo l’audio a rallentatore, sembrano coincidere con un “Sono stato io”, ripetuto due volte. Dopo gli accertamenti del fonico incaricato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sarebbe emersa un’altra possibile frase pronunciata dall’uomo, ovvero: “Sta tutta nera”, riferendosi al colore cianotico del corpo della donna morta per soffocamento. L’analisi della telefonata è entrata a processo proprio sulla base del servizio trasmesso da Quarto Grado. Secondo il pubblico ministero Domenico Musto il colore nero collocherebbe la morte della donna in un orario diverso da quello sostenuto per l’alibi mentre differente è la tesi della difesa dell’imputato, che sostiene che la donna era cianotica in quanto morta per soffocamento e che Lavoretano affermò questo dettaglio sin dai primi interrogatori. Sarà ora la superperizia medico-legale, disposta dalla Corte, a stabilire l’orario sul quale non si trovano concordi altri due medici.

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