Il processo sull’omicidio di Katia Tondi potrebbe essere vicino ad una svolta. Oggi in aula c’è stata la discussione sulla perizia fonica: è stata esaminata la telefonata che il marito Emilio Lavoretano, unico imputato, fece al 113. Il perito della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere è giunto ad una conclusione dopo l’analisi dell’audio della telefonata dell’ex gommista. Disse «Sta tutta nera» e non «Sono stato io». La perizia è stata depositata oggi dopo la richiesta del pm di esaminare la telefonata effettuata da Emilio Lavoretano, nel corso della quale – secondo un servizio della trasmissione televisiva “Quarto Grado” – l’uomo avrebbe detto: «Sono stato io». Ma la perizia fonica di un esperto nominato dalla difesa dell’imputato ha sconfessato questa tesi. L’uomo peraltro già nei primi interrogatori parlò del corpo della donna diventato scuro, un evento che si verifica per morte da soffocamento. La prossima udienza si terrà il 20 maggio, poi dopo l’estate si arriverà alla sentenza.
OMICIDIO KATIA TONDI, SMENTITO SERVIZIO DI QUARTO GRADO
La perizia sulla telefonata è entrata nel processo sulla base di un servizio televisivo a cura di Ilaria Mura per la trasmissione “Quarto Grado”, dove si era ipotizzato, con un lungo approfondimento, che il marito di Katia Tondi avesse pronunciato la frase «Sono stato io». Ma questa ipotesi è stata sconfessata. Per il pm Domenico Musto il colore nero collocherebbe la morte della donna in un orario diverso da quello sostenuto per l’alibi, ma l’avvocato Natalina Mastellone, che assiste l’imputato, sostiene che la donna era cianotica perché morta per soffocamento e che Emilio Lavoretano affermò già questo dettaglio nei primi interrogatori. Sarà dunque la superperizia medico-legale, disposta dalla Corte, a stabilire l’orario su cui non si trovano concordi altri due medici.
L’accusa intanto lo descrive come un soggetto iracondo. A tal proposito “La Vita in Diretta” oggi ha trasmesso le immagini di un’aggressione alla madre in Questura, avvenuta il giorno del funerale di Katia Tondi: «Quanto tempo devo perdere?», si interroga lui. Allora la madre propone: «Ora vado io (a chiedere, ndr)». Ma il figlio reagisce malissimo: si avvicina e quasi la schiaffeggia. «Non fare queste sparate, poi dicono…», replica lei. «Non fare la scema», ribatte lui. Durante il processo ha spiegato: «Ero nervoso, mia moglie doveva andare in chiesa».