Lo scorso martedì in Kenya – precisamente nella città di Nairobi – la polizia ha dato notizia dell’evasione da una stazione di polizia del (presunto, ma reo confesso) serial killer Collins Jumaisi Khalusha: il 33enne è stato collegato ad almeno 9 cadaveri di altrettante donne rivenuti ad inizio luglio, mentre una volta sottoposto a fermo ha confessato di averne uccise in totale almeno 42, inclusa la sua ex moglie.
Khalusha nel momento in cui è evaso si trovava nella stazione di polizia di Gigiri – nel nord della città – e approfittando di un momento in cui le guardie stavano facendo colazione sarebbe evaso in compagnia di altri 12 detenuti (tutti eritrei incarcerati in quanto migranti illegali): il gruppetto ha tagliato una rete metallica che funzionava da tetto in una parte della struttura all’aperto e – dopo aver scavalcato il muro estero – si è dato alla fuga.
Secondo delle indagini che sono state avviate dalla polizia keniota è improbabile che la fuga non sia stata facilitata da qualcuno dei dipendenti della stazione di polizia visto che si tratta di una struttura altamente sorvegliata in una zona della città in cui si trovano decine di sedi diplomatiche: attualmente alla BBC risulta che almeno 5 agenti penitenziari siano stati incriminati per l’evasione, mentre altri media riportano che almeno 8 sono stati sospesi dal servizio.
Chi è Collins Jumaisi Khalusha: il serial killer di donne evaso in Kenya
Insomma, – oltre agli 11 eritrei – Khalusha è evaso e attualmente si trova in una zona non meglio precisata del Kenya, con centinaia di agenti di polizia alle calcagna: non è chiaro se allo stato attuale ci sia qualche informazione sulla sua ubicazione, con indagini che stanno procedendo serrate per restituire il più presto possibile il serial killer alle mura carcerarie; con il timore che nel tempo che trascorrerà in libertà potrebbe uccidere altre donne.
Il suo caso ha ottenuto una risonanza mediatica senza precedenti sul territorio keniota, sia per l’elevato numero di vittime (il più alto mai registrato in terra africana), sia per la brutalità con cui ha compiuto i suoi omicidi: i nove cadaveri – rinvenuti tutti in una discarica poco distante dall’abitazione del 33enne – erano all’interno di sacchi della spazzatura chiusi con fili di nylon e presentavano tutti segni di torture e mutilazioni di vario tipo, in larga parte smembrati.
Il killer avrebbe agito nel periodo tra il 2022 e pochi giorni prima dell’arresto (quando, a sua dire, avrebbe ucciso la 42esima donna), mentre nella sua macabra collezione figurerebbe anche la ex moglie scomparsa da tempo: il modus operandi era semplicemente quello di attirare le donne con una scusa, per poi ucciderle e smembrarle con un machete rinvenuto nella sua abitazione; mentre ad incastrare Khalusha sarebbe stato un trasferimento economico fatto dal cellulare di una vittima (anche questo trovato, assieme ad altri, a casa sua) al suo.