È ancora giallo sulla “setta del digiuno” in Kenya: l’autopsia effettuata sui cadaveri ritrovati a Malindi dal capo patologo del governo, Johansen Oduor, ha rivelato che alcuni membri sarebbero stati uccisi. In particolare, come riportato da Ansa, è emerso che potrebbero essere state “strangolate” e “soffocate” prima della sepoltura. Alcuni sarebbero stati addirittura sgozzati.
I segni di deperimento che riconducono all’astinenza da cibo e da acqua predicata dal fondatore della chiesa “Good News International”, Paul Mackenzie Nthenge, sono insomma evidenti, ma non sono gli unici che evidenziano le cause di morte. È per questo motivo che l’uomo e il suo presunto complice, il pastore Ezekiel Odero dovranno rispondere di fronte alle autorità locali dell’essere gli artefici di quello che è stato denominato dai media africani il “massacro di Shakaola“. Esso è stato scoperto un paio di settimane, mentre quattro cadaveri stavano per essere seppelliti nelle fosse comuni, in cui sarebbero stati ritrovati altri centinaia di morti, ed ha destato grande scalpore a livello internazionale.
Kenya, membri setta del digiuno uccisi? Le accuse a Nthenge e Odero
Le accuse nei confronti di Paul Mackenzie Nthenge e di Ezekiel Odero, dopo le autopsie che hanno rivelato che i membri della “setta del digiuno” in Kenya potrebbero essere stati uccisi, vanno da istigazione al suicidio a crimini contro l’infanzia e genocidio. Il fondatore della chiesa “Good News International“, che è stato arrestato, da parte sua si dichiara innocente. Era già tuttavia noto alle forze dell’ordine, in quanto arrestato nel 2017 per indottrinamento poiché incitava i bambini ad abbandonare la scuola.
Adesso i capi di imputazione sono molto più pesanti. I morti sono infatti almeno 109 e le cause del decesso non sono sempre riconducibili all’astinenza da cibo e da acqua che veniva predicata dal pastore. Il Governo vuole vederci chiaro sulle motivazioni per cui le persone in questione hanno perso la vita.