ISRAELE NEL MIRINO DELL’IRAN: L’AYATOLLAH KHAMENEI CHIEDE LA CONDANNA A MORTE PER NETANYAHU

Non basta l’arresto eventuale per il mandato della Corte Penale Internazionale, per il Premier di Israele Bibi Netanyahu ci vorrebbe «la pena di morte»: l’ultima dichiarazione choc arriva dall’Iran per mano dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema religiosa vertice del regime sciita di Teheran. Parlando stamane ai membri di “Basij”, una parte del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i Pasdaran, ndr), il successore di Khomeini con tono minaccioso ha sentenziato che «Deve essere emessa la condanna a morte per Netanyahu e i leader criminali di questo regime».



Il mandato d’arresto della CPI dell’Aja contro il Premier e l’ex Ministro della Difesa Gallant non vengono considerati “bastevoli” per l’Iran, serve invece dare una spallata mortale ai vertici dello Stato ebraico, dimostrando come il tema palestinese non sia l’obiettivo n.1 del regime sciita: «i crimini commessi dal regime sionista a Gaza e in Libano meritano l’esecuzione di morte per Netanyahu», rispedendo al mittente le ipotesi di negoziati su Gaza rilanciati in questi giorni da un nuovo round di trattative tra Usa, Qatar ed Egitto.



IRAN: “PREPARIAMO LA RISPOSTA CONTRO ISRAELE”. GLI SCENARI OLTRE LA TREGUA IN LIBANO

Mentre ora non solo da Israele ma anche dal Libano giungono conferme sull’imminente annuncio del cessate il fuoco tra l’IDF e le milizie di Hezbollah, gli scenari sulla Striscia di Gaza non sembrano affatto “risolti” con l’Iran che punta a tenere ancora ferma la mano su Hamas nel lanciare guerra allo Stato Ebraico, a loro volta dediti a liberare la Striscia da presenze ostili palestinesi. La guerra in Medio Oriente non si placa e la visione a lungo termine di Teheran nel muovere attacchi contro Tel Aviv permane, come da annuncio dello stesso Khamenei: «I funzionari militari e del governo iraniani stanno preparando misure per dare una risposta adeguata all’attacco israeliano del 26 ottobre contro l’Iran».



Il lancio di missili, a sua volta risposta dei raid iraniani contro le città ebraiche di inizio ottobre, è stato finora “neutralizzato” nella risposta dalle Elezioni americane e dall’evoluzione degli scontri in Libano, ma è sempre di là da venire. Secondo l’ayatollah supremo occorre intensificare la morsa contro Israele, coinvolgendo tutte le forze arabe del Medio Oriente: finora le forze sunnite – dagli Emirati all’Arabia fino ad Egitto e Qatar – si sono rifiutate di entrare direttamente nel conflitto, facendo prevalere gli Accordi di Abramo con gli Stati Uniti e soprattutto la storica rivalità geopolitica con l’Iran. Gli scenari di guerra però sono tutt’altro che “minimi” e il rischio è che ogni qualsiasi piccola scintilla possa far degenerare verso un’escalation di conflitti incrociati. I negoziati tra Israele e Libano sono un banco di prova a questo punto esiziale per capire se e come la trattativa più complessa su Gaza possa effettivamente porre fine alla guerra totale tra Iran e Israele: la minaccia e i toni di Khamenei, oggettivamente, non sono il migliore dei presupposti…