L’Ayatollah che piange e prega sulla bara del “suo” generale dà la cifra dell’impatto devastante che l’azione mirata americana ha provocato uccidendo il pericoloso leader militare Qassem Soleimani: Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, questa mattina è tornato a minacciare gli Stati Uniti facendo piombare i rapporti tra i due Paesi come forse solo negli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione e deposizione dello Scià di Persia. In quel 1979 l’altro Ayatollah, Khomeini teorizzava la scomparsa di Israele dalla cartina mondiale e la cacciata degli States dal Medio Oriente: esattamente quanto viene ripetuto ossessivamente da ormai 3 giorni in Iran dopo l’attentato andato a compimento nell’aeroporto di Baghdad. Ieri milioni di iraniani hanno sfilato nel corteo funebre per Soleimani mentre stamattina Khamenei ha pregato in lacrime sulla bara del generale e degli altri ufficiali uccisi nel raid Usa in Iraq durante la cerimonia tenutasi all’università di Teheran: appena fuori, nella enorme piazza Azadi, l’immagine di Donald Trump impiccato dà il senso della tensione ormai alle stelle tra i due Paesi in costante guerra “a distanza”. Quella distanza oggi sembra essere quasi del tutto colmata: «Se gli Stati Uniti non ritirano le forze dalla regione, affronteranno un altro Vietnam», ha minacciato Ali Akbar Velayati, consigliere del leader Ali Khamenei.
LA MINACCIA DELL’AYATOLLAH
L’Ayatollah ha lanciato la sua “fatwa” sugli Stati Uniti e su tutto l’Occidente che andrà dietro a Trump nella “sfida” imposta all’Iran: «Nonostante le vanterie dell’ignorante presidente degli Stati Uniti, l’Iran intraprenderà un’azione di ritorsione contro la stupida mossa degli americani che li farà pentire». Prime reazioni sono state l’annuncio di fine quasi definitiva di ogni trattativa sul nucleare oltre al consolidamento dell’asse Iran-Iraq, con il parlamento di Baghdad che ha intimato l’immediata cacciata di tutte le truppe straniere dal Paese. Ma non è solo da Khamenei che arriva la minaccia su larga scala contro l’America di Trump: questa mattina ha parlato anche la figlia del generale Soleimani che ha apostrofato così la presenza dei marines nel vicino Iraq «Le famiglie dei soldati statunitensi di stanza in Medio Oriente dovrebbero aspettarsi la morte dei loro figli». Zeinab Soleimani ha poi definito Trump, durante la cerimonia funebre per il padre, un «giocatore d’azzardo che ha fatto un errore storico. Non potrai seminare discordia tra Iran e Iraq». A preoccupare anche per probabili sviluppi futuri di una potenziale guerra “globale” è la presenza ai funerali anche dei leader di Hamas – Ismail Haniyeh – e della Jihad Islamica, Ziad Nakhale. Il rischio a questo punto dello scontro totale tra sunniti e sciiti nel mondo arabico è fortissimo, con il n.1 di Hamas che ha sentenziato «Il progetto delle resistenza nella terra di Palestina e nella Regione non sarà indebolito né retrocederà. Le eliminazioni hanno il solo risultato di infonderci nuova forza per la liberazione di Gerusalemme. Qassem Soleimani ha dedicato la vita alla resistenza ed è un martire di al-Quds».