Sterminare un’intera famiglia per gelosia. Era questo il piano di Taulant Malaj, panettiere albanese che a Torremaggiore (Foggia) nella notte tra il 6 e 7 maggio scorsi ha ucciso la figlia Jessica e il vicino di casa, Massimo De Santis, presunto amante della moglie. Voleva uccidere anche lei e per un attimo ha pensato di ammazzare pure il figlioletto di 5 anni, ma la donna è riuscita a salvarsi, grazie all’intervento della figlia, ed è ricoverata in prognosi riservata, invece il bambino è sopravvissuto perché è riuscito a nascondersi dietro il divano di casa. La confessione del duplice omicidio del 45enne è di fatto un racconto dell’orrore, quello che ha seminato per il sospetto che la moglie lo tradisse. Nella versione riferita al pubblico ministero, il 45enne avrebbe detto di essere convinto che da oltre un anno la moglie Tefta, 39 anni, e De Santis, avevano una relazione clandestina iniziata dopo un incidente. Secondo il reo confesso, i due si erano conosciuti da lì e avevano iniziato a parlare e mangiare insieme. Avrebbe anche registrato col suo cellulare alcuni pranzi tra i due. «Un giorno Massimo con la sua Maserati portò in giro mia moglie», ha aggiunto il reo confesso agli inquirenti, a cui ha fornito anche la ricostruzione della mattanza.



La moglie gli avrebbe confessato di avere una relazione extraconiugale e gli avrebbe chiesto scusa. «Ma io volevo separarmi». Sabato notte, quando erano a letto, Taulant Malaj ha visto la donna chattare con qualcuno, accorgendosi che scambiava messaggi con l’uomo. «Non ci ho visto più». Quindi, è sceso nell’androne del palazzo, aspettando che Massimo De Santis rientrasse dopo la chiusura del bar. «Quando l’ho visto nell’androne mi sono avvicinato e l’ho ucciso». Prima ha ucciso il presunto amante della moglie, colpendolo a coltellate lungo le scale del condominio, poi è tornato a casa, è entrato in camera da letto, dove c’era la moglie, è l’ha colpita. A quel punto è accorsa la figlia: «È entrata Jessica che voleva proteggere la mamma. Allora io ho colpito anche Jessica e l’ho uccisa: manco mi ero reso conto che fosse lei. Jessica purtroppo si è trovata nel momento sbagliato». L’altro figlio, Leonardo, si era nascosto dietro il divano, ma quando il padre si è reso conto del massacro lo ha preso in braccio e ha deciso di non ucciderlo, come minacciava di fare pochi minuti prima. Pare che fosse pronto a scappare, visto che i militari hanno ritrovato in auto l’arma del delitto, un coltello da cucina.



IL VIDEO CHOC DELLA MATTANZA “FATTO SENZA MOTIVO…”

Da una prima ispezione sul cadavere è emerso che Jessica sarebbe stata colpita con una decina di coltellate. Sei invece quelle alla moglie Tefta, ventuno quelle inferte a Massimo De Santis. I cadaveri sono stati peraltro ripresi da Taulant Malaj dopo aver realizzato cosa aveva compiuto. Ha registrato, infatti, un video con il suo cellulare e girato il filmato su WhatsApp ad un amico che vive a Imola. Immagini scioccanti che sono diventate virali in poco tempo e che i carabinieri hanno subito acquisito. «L’ho fatto così, non c’è un motivo particolare», si è giustificato l’albanese. «Li ho macellati e non ho ancora finito», dice nel video, indugiando con le riprese sui cadaveri, prima di mettersi alla ricerca del suo secondogenito, ora affidato agli zii. Le immagini mostrano il volto della moglie, il corpo scosso dal dolore, pianto e terrore. Disperata accanto al corpo senza vita della figlia, chiede al marito perché l’abbia uccisa. Lui la insulta e minaccia. «Dove sta il bambino? Guardate li ho macellati e devo continuare a farlo. Non ho ancora finito. Non è ancora arrivato nessuno, nemmeno la polizia». Ma per fortuna quando trova il bambino, lo risparmia.



«In quel momento avevo il diavolo in testa». Inoltre, ha confessato il duplice omicidio anche al fratello: lo ha chiamato per raccontargli cosa aveva fatto, nella convinzione tra l’altro che fosse morta anche la moglie. Lo stesso Taulant Malaj ha riferito al pubblico ministero che però il fratello non si sarebbe precipitato subito a casa sua per paura, ma solo dopo l’arrivo dell’ambulanza. Nessuno prima di sabato nutriva dubbi sul panettiere, mai una voce sulla famiglia. Un conoscente ha raccontato che aveva pagato il corso da infermiera alla moglie. Ma l’albanese ha ammesso agli inquirenti che litigavano spesso, anche davanti ai due figli. Eppure, il fratello di Massimo De Santis nega che vi fosse una relazione tra il barista e la moglie del reo confesso. «Non c’era niente di niente, mio fratello non aveva neanche modo di incontrarsi con la signora, neppure al bar dove lei veniva con le amiche a fare colazione dopo aver portato i figli a scuola», ha dichiarato Gianluca De Santis a Fanpage. Ha parlato di «ottimi rapporti» tra il fratello e la famiglia di Taulant Malaj, «normali tra condomini», spiegando che viveva in quel condominio da 43 anni con la madre 80enne. Nessun dissidio che poteva destare timori o sospetti. «Non aveva motivo di aspettarsi una cosa del genere». Per il fratello di De Santis lo si capisce dal luogo del ritrovamento del corpo: ai piedi della scalinata, non vicino l’ascensore. «Mio fratello, che non aveva motivo di temere nulla, si è avvicinato ed è stato colpito. È stato massacrato con 21 coltellate, una alla gola e altre venti all’addome. Non aveva segni sulle braccia quindi non pensava di doversi difendere».

“MIO FIGLIO COME JESSICA”: LETTERA ALLA MAMMA

Non avverrà prima di venerdì il colloquio con Tefta, le cui condizioni di salute non le permettono ancora di essere ascoltata dagli inquirenti. Intanto le ha scritto una lettera Paola Piras, donna di Tortolì aggredita dall’ex compagno da cui tentò di difenderla il figlio Mirko, 19enne. Quest’ultimo ha avuto la stessa sorte di Jessica Taulant: è stato ucciso mentre tentava di difendere la madre. Per questo ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera aperta alla donna di cui conosce il dolore: «Cara Tefta, io non ti conosco, eppure in qualche modo la sorte, la cattiva sorte fa di noi due persone vicine. So bene che il dolore ciascuno lo attraversa a modo proprio ma devi credermi se ti dico che io penso di sapere cosa stai provando. Io lo so perché sono passata nel tuo stesso buio».

La 52enne racconta quanto accaduto due anni fa: «Mio figlio Mirko provò a difendermi dall’uomo violento che avevo malauguratamente amato e che avevo poi lasciato e denunciato, quando la nostra storia era diventata per me una prigione. Quell’11 maggio si presentò all’alba armato della sua vendetta. E cominciò a colpirmi con un coltellaccio: una, due, tre, 18 volte». Lei è sopravvissuta, suo figlio no. «Mirko come tua figlia Jessica. Due ragazzi perduti per difenderci da uomini tanto forti di violenza quanto privi di coraggio per sopportare un addio». Alla 39enne albanese consiglia di non lasciarsi sopraffare dai sensi di colpa: «Ti auguro che nessuno, dall’esterno, osi mai dire che è stata colpa tua, perché quello fa male, avvelena i pensieri, ti mette sullo stesso piano dell’assassino. Una malignità. Con me l’hanno fatto più volte».