Era lo scorso aprile quando Francesco Sisci, giornalista, sinologo, editorialista di Asia Times, ci diceva che il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un era morto o in coma. Dopo una parentesi nella quale pareva che nulla fosse accaduto, adesso la stessa notizia viene riportata dai media: Kim Jong-un, ha scritto ieri Repubblica, “è in coma, la sorella a capo della Corea del Nord”. La notizia viene ripresa dalla stampa sudcoreana citando un collaboratore dell’ex presidente Kim Dae-jung. Sisci ci aveva anche anticipato i possibili due successori al giovane leader, la sorella Kim Yo-jong “che collabora con il fratello già da una decina di anni”, ci ha detto Sisci in questa intervista, o lo zio Kim Pyong-il, allora maggiormente gradito a Pechino “per spezzare la catena dinastica del paese”. 



Secondo Sisci, il fatto che adesso la notizia cominci a trapelare in tutto il mondo “conferma che il periodo di stabilizzazione voluto per evitare un vuoto di potere è finito e che la sorella è riuscita a ottenere la benedizione cinese e si avvia ad assumere il ruolo di leader”. Del fratello Kim Jong-un nessuno sa la vera sorte: “Potrebbe essere tenuto in stato di coma anche per anni per garantire una immagine propagandistica”.



Nello scorso aprile lei aveva annunciato che Kim Jong-un era in coma, adesso la notizia trapela su molti media. Cosa significa?

Le notizie che cominciano a trapelare ovunque confermerebbero che Kim Jong-un sia in stato di coma. L’annuncio ufficiale, avevamo detto ad aprile, sarebbe arrivato dopo mesi. Quello che sta avvenendo è che emergono sempre più dettagli che confermano quanto avevamo detto. Alla luce di questo si possono fare delle ipotesi.

Ci dica.

La prima ipotesi è che si sia trattato di un malore improvviso. A quel punto è stato necessario stabilizzare la situazione interna della leadership e assicurare la successione. La sorella che collaborava già con lui da una decina di anni doveva consolidare il suo potere. È probabile sia questo il motivo principale per l’attesa e per i ritardi e per queste apparizioni di Kim Jong-un, probabilmente organizzate in modo fittizio per sviare l’attenzione da quello che stava succedendo.



Lo scopo di tutto questo?

Assicurare una linea di successione che vada al figlio di Kim che oggi ha circa dieci anni. Se così non fosse stato si sarebbe riaperta tutta la vicenda coreana: la linea dinastica stessa sarebbe stata messa in discussione creando un vuoto di potere enorme.

Questo che cosa implica per la posizione della sorella di Kim, Kim Yo-jong?

A questo punto sembra che lo scontro interno sia risolto: il potere della sorella si è consolidato e questo consolidamento è avvenuto grazie all’appoggio cinese.

Ecco, la Cina. Sappiamo che è l’unico paese a sostenere la Corea del Nord. Che ruolo ha in questo momento?

È possibile che in un primo momento la Cina favorisse lo zio di Kim. Pechino non è mai stata a favore di una successione dinastica anche perché lo zio è più anziano. Evidentemente però in questi mesi la sorella è riuscita a ottenere la benedizione cinese.

Tempo fa lei ci aveva detto che la sorella era gradita agli Usa: è così?

Era una ipotesi. Penso che il timore della Cina fosse proprio che la sorella fosse troppo filo-americana. L’impressione è che la sorella abbia avuto il pieno appoggio cinese.

Si può essere nordcoreani ed essere filo-americani?

Non credo sia possibile.

Forse significa una possibile apertura di questo regime?

Neanche questo è possibile, però se la successione si è consolidata e si è stabilizzata allora è possibile ipotizzare un ritorno ai colloqui di pace. Un articolo di qualche giorno fa dell’ambasciatore Joseph DeTrani, che è stato l’architetto del processo di pace, incoraggiava il ritorno al dialogo. Una indicazione interessante di questa stabilizzazione potrebbe proprio essere utile a un ritorno ai dialoghi di pace.

Non sappiamo in che condizioni sia Kim Jong-un, possiamo però provare ad anticipare un ritratto di questo dittatore? Cosa ha lasciato alla storia?

Fin quando Kim non sarà dichiarato morto, ed è possibile con le conoscenze mediche attuali che sia mantenuto in stato di coma anche per anni, la sua esistenza in vita aiuterà il potere della sorella. Kim, rispetto al passato, ha cambiato la faccia del paese. È stato il primo leader nordcoreano a incontrare un presidente americano. Questo è un fatto molto importante. Il problema è che la Corea non va vista come un’entità isolata. È un pezzo del puzzle molto complesso che è la politica asiatica. Fin tanto che i rapporti fra la Cina e i suoi vicini e Cina e Usa erano buoni, questo facilitava una possibile normalizzazione della situazione nordcoreana: tutti avevan interesse a fare pressione su Pyongyang per trovare un accordo. Se la situazione fra Cina e paesi vicini e Cina e Usa non è buona, allora tutto è più difficile. Oggi non è questa la situazione.

(Paolo Vites)