Fabio Fazio ha mostrato, tra tante foto anche recenti delle conseguenze delle guerre sui bambini, anche quella diventata celeberrima, che ritrae la piccola Kim Puch che fugge a seguito di un bombardamento con il Napalm in Vietnam. Quella bambina di nove anni è ora una donna e fa il suo ingresso nello studio di Che tempo che fa, per parlare anche del libro che ha scritto, dal titolo “Il fuoco addosso”. Ancora oggi ricorda il calore e il fuoco addosso provato allora. Svenne anche dopo che dei soldati, cercando di aiutarla, le avevano gettato dell’acqua addosso. Portata in ospedale, venne messa in una camera mortuaria, perché si pensava che non ce l’avrebbe fatta. I suoi genitori riuscirono a trovarla dopo tre giorni dal bombardamento ed erano convinti che dovessero recuperare la sua settimana. Dopo 14 mesi e 16 operazioni in un’altra struttura ospedaliera, Kim potè tornare a casa. (aggiornamento di Bruno Zampetti)



KIM PHUC E LA FOTO SIMBOLO DELLA GUERRA

Kim Phuc, la “bambina della fotografia” simbolo della guerra in Vietnam sarà ospite oggi – domenica 6 ottobre 2019 – a Che tempo che fa. La donna vietnamita è passata alla storia per lo scatto immortalato da Nick Ut, fotografo dell’Associated Press, l’8 giugno del 1972: Kim, che aveva 9 anni, ritratta mentre fuggiva nuda in strada, ustionata da un bombardamento col napalm da parte delle forze aeree del Vietnam del sud. La 56enne di Trang Bang è stata anche ribattezzata “Napalm girl”. Nick Ut vinse il premio Pulitzer per quella fotografia, divenuta una delle più celebri ed in grado di raccontare il dramma del conflitto che vide contrapposte le forze insurrezionali filocomuniste e il governo autoritario vicino agli Stati Uniti d’America, parte integrante della guerra. Kim Phuc, insieme agli altri bambini vittima del bombardamento, venne curata e dimessa dopo 14 mesi: furono necessari diciassette interventi per la guarigione completa.



CHI E’ KIM PHUC, LA NAPALM GIRL

Ambasciatrice dell’Unesco dal 1997, Kim Phuc ha proseguito la sua vita in Canada insieme al marito Bui Huy Toan ed è diventata madre di due bambini. Nel 1999 ha pubblicato la sua biografia, scritta da Denise Chong, con un titolo emblematico: “La bambina nella fotografia. La storia di Kim Phuc e la guerra del Vietnam”. Numerosi i riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni, basti pensare al dottorato ad honorem in legge presso l’università di York (Toronto) nel 2004 o alla laurea ad honorem in Legge dalla Queen’s University a Kingston nel 2005. Il dolore della guerra, vissuto sulla propria pelle, l’ha spinta ad aiutare tutti quei bambini che hanno attraversato le stesse pene: con la sua Kim Foundation International aiuta i piccoli vittime delle guerre. Da pochi giorni è uscito il suo nuovo libro, “Il fuoco addosso”: un altro scritto per raccontare cos’ha rappresentato il conflitto del Vietnam.



KIM PHUC: “HO ODIATO QUELLA FOTO”

Intervistata dal Corriere della Sera, Kim Phuc ha spiegato come il ricordo di quell’8 giugno 1972 sia ancora vivo nella sua mente: «Ho pensato: “Morirò su questa strada, queste fiamme mi uccideranno!”. Lo descrivo in maniera dettagliata nel mio libro, dove narro anche tutto ciò che accadde dopo. La corsa in ospedale, le tante operazioni per salvarmi la vita e per ricostruire alcune parti del mio corpo, il sogno di poter studiare. E poi il soggiorno a Cuba, l’incontro con il mio futuro marito e la fuga in Canada per sottrarmi alle pressioni del governo vietnamita». La vietnamita è tornata diverse volte nel suo Paese, dove vivono ancora dei suoi familiari, ed ha spiegato di aver odiato la foto di Nick Ut la prima volta che la vide: «Mi domandavo perché il fotografo avesse fatto quello scatto. Ero quella bambina, brutta e nuda, circondata dai miei fratelli e cugini. A quel tempo avrei voluto che non fosse mai stata scattata. Quell’immagine mi ricordava quello che avevo sopportato: la perdita della mia infanzia e di tutto il resto». Ma il suo punto di vista nel tempo è cambiato: oggi per lei quella foto rappresenta una missione, un ideale e una causa da difendere.