Kim Rossi Stuart racconta il suo rapporto con il cristianesimo

Kim Rossi Stuart è stato intervistato ai microfoni della trasmissione di TV2000 Soul, nella quale ha parlato soprattutto del suo riscoperto credo nel cristianesimo. Ci sono un paio di coordinate imprescindibili“, racconta, “uno è il confronto con la figura della donna e l’altro è la spiritualità. Nei periodi più bui è sempre stato un mio anelito, la ricerca di un contatto con qualcosa di più grande di noi”.



Kim Rossi Stuart racconta che il cristianesimo “l’ho incontrato da bambino, come un po’ tutti, perché mio padre era un sedicente ateo ma visto che avevamo l’asilo delle suore sotto casa, mi mandò lì. Erano molto molto severe”, ricorda, “ma la cosa bella è che quando arrivavamo ci mettevano lì tutti in cerchio e ci raccontavano una parabola del Vangelo. E queste, che io all’epoca interpretavo come storie, erano qualcosa che mi colpiva molto, moltissimo. Mi rimase impressa soprattutto la parabola del ‘porgi l’altra guancia’ e io sono andato avanti tutta la vita porgendo l’altra guancia”. Ma al cristianesimo si sarebbe riavvicinato “negli ultimi anni. Ho scoperto delle cose bellissime, ci sono dei predicatori che attraverso la parola del vangelo ti possono anche proporre un accesso che è molto vicino ad una forma di psicanalisi“.

Kim Rossi Stuart racconta il suo passato

Kim Rossi Stuart nella sua intervista durante Soul su TV2000 ha, poi, raccontato alcuni piccoli aneddoti e ricordi sul suo passato. Innanzitutto, il rapporto con la bellezza in giovane età, che inizialmente gli pesò “perché per tanti anni mi sono sentito dire che ero troppo bello per fare molte cose. Spesso ai provini questo mio aspetto fisico sembrava un grosso problema, ma da un altro lato mi avvantaggiava perché per altri prodotti o storie era un vantaggio. Poi man mano che sono cresciuto ho dovuto adattarmi al cinema italiano e spesso caratterizzare in una direzione non proprio canonicamente del bello”, conclude il discorso, “siamo un paese che ama i volti particolari“.

“Io”, continua a raccontarsi Kim Rossi Stuart, “sono una commistione tra olandese, tedesco, inglese e italiano, però nato a Roma e fortemente attaccato alla romanità. Fin da bambino sono proprio attaccatissimo al romano, non so perché, per me è stata come un’ancora di salvezza per me. Quando andavo all’asilo sentivo che i miei compagni che venivano dalla borgate e che avevano più vitalità”. Da giovane, conclude, “mi sentivo abbastanza solitario, non tanto per scelta, ma mi trovavo abbastanza solitario. I giri mondani non mi sono mai garbati, mi sono sempre trovato bene per strada e i miei migliori amici sono sempre state persone che non appartenevano allo spettacolo”.