Un film duro, che però parla d’amore. È il western esistenzialista con cui Kim Rossi Stuart torna al cinema. L’attore, al terzo film da regista, racconta il rapporto viscerale tra padre e figlio, ispirandosi a quello con suo padre. “Brado” è infatti dedicato al papà, Giacomo Rossi Stuart, anche lui attore, morto nel 1994. «In questo film c’è qualcosa della mia esperienza con papà, che è stato bravo a regalarmi l’autonomia», ha detto durante la presentazione alla Casa del Cinema. In questa storia di liberazione e guarigione, ci sono infatti padre e figlio che se ne dicono di tutti i colori, ma poi combattono per tornare a volersi bene.



«Noi non siamo mai arrivati ai ferri corti. Ma anch’io ho fatto i conti con la necessità fisiologica di liberarmi della figura ingombrante di mio padre. E lui è stato bravissimo ad insegnarmi ad essere autonomo presto», ha spiegato poi Kim Rossi Stuart a Il Messaggero. Diventare padre ha senza dubbio aiutato l’attore e regista, che infatti ha affermato: «Mi ha rivoluzionato la vita. Grazie alla paternità ho imparato ad amare dando tutto me stesso». Dalla moglie Ilaria Spada ha avuto tre figli, Ettore, Ian e Lea, con i quali sta provando ad avere un rapporto diverso da quello avuto con suo padre: «Vorrei che fossero sempre liberi. Sto imparando a rispettare la loro indipendenza». Lui invece è complicato, anche per questo ha sempre ricercato la semplicità. «Sono stato un ragazzo piuttosto difficile e forse anche contorto, mentre nella semplicità c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno e il massimo grado di maturità», ha dichiarato invece all’Avvenire.



KIM ROSSI STUART E LA “RIVOLUZIONE” DEI FIGLI

Comprendere come la sua vita sia cambiata con l’arrivo dei figli è stato per Kim Rossi Stuart un processo graduale, maturato «dopo aver creduto che servissero i cosiddetti spazi di libertà per dedicarsi magari al lavoro. Ma si trattava di una trappola. La vera libertà è dare tutto ai figli». Così ha imparato una lezione fondamentale, è diventato «una persona convinta che la famiglia venga prima di tutto». Ma si comprende anche come la prospettiva sia cambiata per l’attore e regista quando ha affrontato il tema della popolarità. Infatti, con sarcasmo Kim Rossi Stuart ha ricordato che il suo più grande successo non è professionale: «L’incidente di moto in cui nel 2005 rischiai la vita e che, paradossalmente, mi procurò una grande popolarità e l’affetto di tantissima gente. Lo dico con un certo sarcasmo per riflettere su come funziona il mondo in cui la cronaca e il gossip vengono prima di tutto».



I figli, comunque, lo hanno aiutato a guarire «dall’egocentrismo» di cui soffriva. In effetti, ciò è legato anche a come sia cambiato oggi il rapporto tra padri e figli. «La mia generazione, io stesso ci sto in mezzo, facciamo più fatica, facciamo molta fatica» a ricoprire il ruolo del genitore che deve imporre “leggi” e regole, preparare i figli alle sofferenze. Un’ammissione dei propri limiti quella di Kim Rossi Stuart che contrasta con l’istinto di dare tutto per i propri figli, ma che rende bene l’idea della complessità di questo rapporto.