E’ morto Kipyegon Bett, atleta keniota di soli 26 anni considerato fino a qualche fa uno dei giovani emergenti più interessanti del panorama mondiale. Come si legge sul sito del Corriere della Sera, il mezzofondista originario del Kenya, terra che nelle ultime decadi ha regalato atleti straordinari, ed ex campione under 20, ci ha lasciato nelle scorse ore a causa di una insufficienza renale ed epatica. Fino a pochi anni fa sembrava destinato a riscrivere la storia dell’atletica, dopo aver vinto la medaglia di bronzo ai mondiali del 2017.



Peccato però che l’anno seguente, il 2018, la sua carriera fu bruscamente interrotta in quanto lo stesso venne trovato positivo al controllo antidoping, precisamente alla famosa Epo, l’eritropoietina, sostanza che per anni è stata associata al mondo del ciclismo e che serve per migliorare in maniera notevole le prestazioni fisiche, in particolare per quanto riguarda la resistenza.



KIPYEGON BETT, LA MACCHIA DEL DOPING E LA DEPRESSIONE

Kipyegon Bett aveva rimandato al mittente ogni accusa, spiegando di non aver mai assunto l’Epo, ma non era stato creduto e di conseguenza era stato squalificato per ben 4 anni, fino al 2022. Una vicenda che purtroppo ha segnato definitivamente la sua carriera visto che durante il periodo di squalifica non è riuscito a trovare la forza per riemergere, sprofondando nella depressione, nonché nella dipendenza da alcol.

Nonostante ciò ha comunque provato a giocarsi una seconda chance nel mondo dell’atletica, essendo ancora giovane, ottenendo la medaglia di bronzo nei 400 metri a ostacoli nel campionato nazionale, ma ormai qualcosa si era definitivamente rotto e Kipyegon Bett non si è più ripreso fino a che la situazione non è completamente degenerata proprio in questi giorni.



KIPYEGON BETT, LE PAROLE DELLA SORELLA

Parlando con la BBC, Purity Kirui, sorella della vittima, ha spiegato che la scorsa settimana avevano portato l’atleta in ospedale in quanto lo stesso aveva iniziato a vomitare sangue e sentiva che la sua ora era ormai arriva: aveva infatti detto al loro padre, che è anche un pastore, di pregare per lui. “Dopo mezzogiorno è morto”, ha aggiunto la donna, nonostante i medici le abbiano provate tutte per salvarlo, senza successo “E’ stato molto doloroso”.

Quella di Kipyegon Bett è purtroppo la terza morte dolorosa per l’atletica nel giro di pochi mesi, e tutte con protagonisti atleti originari dell’Africa. Il 4 ottobre scorso era stato brutalmente assassinato Samson Kandie, atleta kenyota che aveva vinto la maratona del 2002 ad Hokkaido e anche quella di Vienna due anni dopo: il 53enne era stato assassinato a colpi di machete. Ancora più drammatica la morte di Rebecca Cheptegei, giovane maratoneta che era invece dell’Uganda. La 33enne era stata infatti aggredita dal suoi fidanzato che l’aveva bruciata viva in quel di Eldoret, nel suo Paese d’origine: Rebecca Cheptegei venne assassinata il 5 settembre e solo poche settimane prima aveva partecipato alle Olimpiadi di Parigi.