La via per la pace tra Ucraina e Russia non è preclusa, anzi Henry Kissinger la indica a Joe Biden. Il politico e diplomatico, repubblicano, già Consigliere per la sicurezza nazionale nonché Segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze Nixon e Ford invita ad un cessate il fuoco lungo i confini esistenti il 24 febbraio, nella convinzione che la Russia possa restituire le sue conquiste da lì, ma non la Crimea, occupata quasi dieci anni fa. Ne ha parlato a The Spectator, partendo da una riflessione sulla Prima guerra mondiale, in quanto vi sono similitudini. «Ho ribadito più volte il mio pieno sostegno allo sforzo militare alleato volto a impedire l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Adesso, però, si sta avvicinando il momento di sfruttare i cambiamenti strategici già in corso e di integrarli in una nuova compagine per arrivare alla pace con i negoziati», ha scritto Kissinger.



Tra le novità anche il fatto che l’adessione dell’Ucraina alla Nato sia in discussione e che Kiev abbia acquisito uno degli eserciti più grande ed efficienti in Europa, grazie agli aiuti dell’Occidente. «Un processo di pace dovrebbe collegare l’Ucraina alla Nato, in qualunque modo ciò si possa manifestare. L’alternativa della neutralità non è più significativa, soprattutto dopo che Finlandia e Svezia sono entrate nella Nato».



“NEGOZIATI PER CRIMEA E REFERENDUM NEI TERRITORI CONTROVERSI”

Ed è questo il motivo per il quale Henry Kissinger nel maggio scorso ha iniziato a parlare di linea del cessate il fuoco lungo i confini esistenti all’inizio dell’invasione. Niente è più come prima, visto quanto accaduto ad esempio a Finlandia e Svezia, ma lo stesso vale per la Russia, che comunque da quasi dieci anni ha occupato la Crimea. «La Russia restituirebbe le sue conquiste da lì, ma non il territorio occupato quasi dieci anni fa, Crimea inclusa. Quel territorio potrebbe essere soggetto a un negoziato quando le armi taceranno». Se però né la guerra né i negoziati servissero in tal senso, secondo Kissinger «si potrebbe esplorare il ricorso al principio dell’autodeterminazione». Per quanto riguarda i territori controversi, passati di mano nel corso del tempo, «si potrebbero organizzare referendum consultivi sull’autodeterminazione supervisionati dalla comunità internazionale». L’obiettivo di un processo di pace sarebbe utile per due motivi, in primis «rafforzare la libertà dell’Ucraina», poi «definire una nuova compagine internazionale, in particolare per l’Europa centrale e orientale». In quest’ordine la Russia dovrebbe quindi trovare la sua collocazione.



“RUOLO STORICO RUSSIA NON VA SMINUITO”

Henry Kissinger è contrario ad un risultato che vede la Russia impotente a causa della guerra. «Non sono d’accordo. Malgrado tutta la sua propensione alla violenza, la Russia ha dato contributi decisivi agli equilibri globali e all’equilibrio di potere per oltre mezzo millennio.  Il suo ruolo storico non dovrebbe essere sminuito». A The Spectator ha scritto che i fallimenti militari russi non hanno scalfito la capacità nucleare globale e ne uscisse intaccata, un eventuale dissoluzione della Russia dal punto di vista politico creerebbe una situazione di incertezza pericolosa. «Altri Paesi potrebbero cercare di far valere le loro pretese con il ricorso alla forza. Tutti questi pericoli sarebbero aggravati dalla presenza di migliaia di armi nucleari». I leader mondiali, pertanto, non dovrebbero neppure trascurare l’impatto della guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina anche sulla strategia a lungo termine della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. «Già adesso esistono armi indipendenti, capaci di individuare, determinare e prendere di mira le minacce percepite e di essere quindi in grado di scatenare proprie guerre».