Nello stato del Texas quasi quattro milioni di bambini, dall’asilo alla terza media, riceveranno il kit del dna, detto precisamente National Child Identification Program. Si tratta di un opuscolo di tre pagine in cui ai genitori viene chiesto appunto di fornire il dna del figlio, di modo che lo stesso possa essere subito riconoscibile in caso di eventuali nuove stragi nelle scuole americane. Dopo la sparatoria che si era verificata alla Robb Elementary School lo scorso mese di maggio, le famiglie dei bimbi scomparsi si erano messe in fila per fornire i campioni di Dna e aiutare ad identificare i corpi degli stessi alunni, resi irriconoscibili dai proiettili. In quel caso a compiere la strage era stato un diciottenne, che aveva acquistato due fucili e 400 cartucce, compiendo appunto una strage.
I kit distribuiti non sono obbligatori, sottolinea il Washington Post, e non sono nemmeno collegati esplicitamente alle sparatorie. “Oltre 800.000 bambini mancano ogni anno, uno ogni 40 secondi”, si legge sullo stesso opuscolo. L’iniziativa ha comunque generato non poche proteste fra genitori e insegnanti, che mirerebbero ad ottenere delle leggi più severe contro il possesso delle armi oltre oceano, un problema esistente da anni ma che sembra difficile da arginare.
KIT DNA AD ALUNNI SCUOLE DEL TEXAS: LE PROTESTE DEGLI ATTIVISTI
Shannon Watts, fondatrice di Moms Demand Action for Gun Sense in America, ha twittato a riguardo: “Il governatore del Texas Greg Abbott sta scegliendo di inviare kit di DNA alle scuole che i genitori possono utilizzare per identificare i corpi dei loro figli DOPO che sono stati assassinati, piuttosto che approvare leggi sulla sicurezza delle armi per proteggere in modo proattivo le loro vite”.
In ogni caso l’invio del kit è scattato, e a riguardo viene specificato che: “Un genitore o un tutore legale che riceve un’impronta digitale e un kit di identificazione del DNA può presentare il kit alle forze dell’ordine federali, statali, tribali o locali per aiutare a localizzare e restituire un bambino scomparso o vittima di tratta”. Greg Abbott non ha risposto direttamente alle accuse, ma durante un dibattito ha spiegato che: “Vogliamo porre fine alle sparatorie a scuola. Ma non possiamo farlo facendo false promesse”.