Il commento di Klaus Davi in merito al caso Luca Morisi ha destato non poche polemiche: “La comunità omosessuale è succube della cultura cattocomunista per cui i diritti di un gay sono validi e il suo stile di vita è giustificabile solo se appartiene al gregge, in altre parole alla sinistra”, ha detto in una intervista a Libero.
Il massmediologo, dichiaratamente omosessuale, non si sente di appartenere alla comunità in questione. “È normale che le minoranze al loro interno siano divise. Però quando anche solo una fazione di queste minoranze viene attaccata, tutta la categoria reagisce compatta”. Ciò, in questo caso, non è accaduto. “La minoranza di destra non viene difesa, perché manca la cultura liberale, è una realtà succube del pensiero dominante progressista”. È per questa ragione che ritiene che il mondo Lgbt abbia fatto una plateale figuraccia nel non schierarsi dalla parte dell’ex addetto alla comunicazione di Matteo Salvini, che definisce “un ragazzo che non ha retto, perché anche il successo lo devi reggere e lui in fondo è un grande talento di provincia, cresciuto a Mantova”. Per lui, invece, è stato diverso. “Quando sono arrivato a Milano avevo solo 18 anni, ma avevo già vissuto in tre nazioni straniere”.
Klaus Davi su Luca Morisi: “La sua è stata un’imprudenza”
Klaus Davi, inoltre, si è espresso sulle accuse rivolte a Luca Morisi, il quale ha arruolato due escort romeni sconosciuti alle tre del mattino. Sarebbero stati loro, come dimostra una chat, a portare a casa sua la droga dello stupro, seppure dicano che l’abbia offerta l’ex addetto alla comunicazione della Lega. Successivamente uno dei due ha contattato i Carabinieri, sostenendo di essere stato vittima di un furto. Dopo la perquisizione, il collaboratore di Matteo Salvini è stato iscritto nel registro degli indagati per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. I dubbi da chiarire in merito tuttavia sono ancora tanti.
“È stata un’imprudenza. Purtroppo, quando hai una vita pubblica, specie se hai ruoli politici, devi mettere le parti basse in pensione”, ha commentato il massmediologo. “Senza dubbio è stato ingenuo, però la comunità gay è estremamente interclassista, molto meno schizzinosa socialmente di quella eterosessuale: puoi andare con conti e camionisti, manager e camerieri, poliziotti e ministri. Per noi è tutto normale, non abbiamo orari”.