Sono passati quasi cinque mesi dal tragico incidente in elicottero, nel quale ha perso la vita la star dell’NBA Kobe Bryant, assieme alla figlia Gianna e ad altri sei passeggeri, ma la vicenda, drammatica, rimane sulle prima pagine dei quotidiani anche grazie alla vicenda giudiziaria, ancora in corso. La moglie della leggenda del basket e madre di Gianna, Vanessa Bryant infatti cerca un colpevole e ha citato in giudizio il pilota dell’elicottero Ara Zobayan (defunto), la compagnia degli elicotteri Island Express e gli agenti di polizia che hanno scattato delle foto, pochi minuti dopo l’incidente. Come ci riporta nelle ultime ore il portale TMZ, il processo contro Ara Zobayna è già iniziato e le accuse al momento a carico sono di negligenza, eccesso di velocità nonostante la nebbia e poca cautela nel valutare le condizioni meteo prima di cominciare il volo. Accuse che in queste ore il rappresentante e il fratello del defunto hanno ricusato.
IL RAPPRESENTANTE DEL PILOTA: CONOSCEVANO I RISCHI
“Qualsiasi lesione o danno ai querelanti o deceduti è stato causato direttamente dalla negligenza o colpa degli stessi querelanti o deceduti, che erano a piena conoscenza dei rischi, accettati su base volontaria”. È dunque la posizione del legale del pilota, deceduto, assieme a Kobe Bryant e la figlia Gianna nel tragico incidente occorso nella tarda serata italiana del 27 gennaio scorso. Ricordiamo che nel giorno dell’incidente l’area era coperta da nebbia e la visibilità era molto bassa: quando il veicolo si schiantò contro una collina della California la velocità era di 296 km orari. Va aggiunto che nella nota, secondo i legali della compagnia degli elicotteri: “Kobe Bryant e Gianna avevano una reale conoscenza di tutte le circostanze, dei particolari pericoli e di una valutazione dei rischi associati al volo e all’entità di questi. Hanno proceduto ad affrontare un rischio noto e si sono volontariamente assunti il pericolo di incidente o di lesioni che ne avrebbero impedito il procedimento per il risarcimento dei danni”. La tragedia dunque sarebbe stata “un inevitabile incidente” dato che volare in elicottero è attività “intrinsecamente pericolosa”.