“LA VERITÀ RENDE LIBERI, NON LA LIBERTÀ”: L’INTERVISTA DEL CARDINAL KOCH “INCENDIA” LA CHIESA IN GERMANIA

L’ultima intervista del Cardinale svizzero Kurt Koch al “Die Tagespost” ha letteralmente “scoperchiato” la polemica e divisione latente che vive nella Chiesa di Germania fin dai tempi del Cardinale Joseph Ratzinger: la maggioranza “progressista” che insegue “nuove aperture” moderniste e una minoranza conservatrice che vede invece tutto il rischio di “annacquare” il messaggio cristiano in “favore” dello spirito del tempo. Di questo e di molto altro ha parlato il Card. Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sollevando la durissima reazione del Presidente della Chiesa tedesca (Monsignor Georg Baetzing) che si è infuriato con il paragone fatto da Kock in merito ai rischi avvenuti per i cristiani tedeschi sotto il nazismo. Ma facciamo un breve passo indietro e vediamo cosa ha realmente detto il Cardinale e perché ha suscitato tutto questo “vespaio”.



«La dittatura del relativismo», denunciata a suo tempo dal poi futuro Papa Benedetto XVI, «è diffusa anche oggi. Perché è uno dei presupposti fondamentali dello zeitgeist che le pretese di verità siano immediatamente equiparate all’indottrinamento e all’intolleranza, al fondamentalismo e al fanatismo». Secondo il Card. Koch, proprio perché forma dittatoriale, il “relativismo” di oggi cerca appunto di relativizzare la verità rendendo però assoluto il relativismo stesso. «Così facendo mostra i suoi veri colori, che in fondo non consiste nel negare, ma nel soggettivare e pluralizzare la verità, nel senso che ognuno ha la propria “verità”. Fondamentalmente non c’è più alcuna verità, ma solo punti di vista e opinioni diverse che le persone devono tollerarsi a vicenda per poter vivere insieme», sottolinea il Cardinale svizzero, contestando lo “spirito del tempo” incarnato da molte aree della Chiesa tanto tedesca quanto internazionale. «La verità rende liberi per davvero, non la libertà», spiega ancora Koch richiamano la dottrina del Vangelo di Gesù: «Per la fede cristiana, la ricerca del vero e del bene è allo stesso tempo la questione di Dio come verità assoluta. Questa verità si è rivelata a noi esseri umani nella storia della salvezza, soprattutto in Gesù Cristo , e così ci è stata data. Noi esseri umani non possiamo inventare la verità di Dio; possiamo solo lasciare che ci trovi. Non possiamo generare la verità di Dio; piuttosto, possiamo solo testimoniare loro».



KOCH: “MESCOLARE RIVELAZIONE È COME NAZISMO”. MONS. BAETZING: “CHIEDA SCUSA”

È però poi nel passaggio specifico sul Sinodo della Chiesa tedesca – con le continue richieste di benedire le coppie omosessuali, l’inclusione delle donne prete e le forti critiche al celibato dei preti – che il Cardinal Kurt Koch lancia il durissimo quanto autorevole monito: «Mi irrita che vengano accettate nuove fonti oltre alle fonti della rivelazione dalla Scrittura e dalla tradizione; e mi spaventa che questo stia accadendo – di nuovo – in Germania», sottolinea il prelato nell’intervista alla rivista tedesca. Tale proposta infatti della Chiesa in Germania è un fenomeno «che esisteva già durante la dittatura nazionalsocialista, quando i cosiddetti ‘cristiani tedeschi’ videro la nuova rivelazione di Dio nel sangue e nel suolo e nell’ascesa di Hitler». Proprio contro questa deriva, aggiunge il Card. Koch, «protestò la Chiesa confessante con la sua Dichiarazione teologica di Barmen del 1934, la cui prima tesi recita: “Noi respingiamo la falsa dottrina che la Chiesa può e deve come fonte di annuncio a parte e in aggiunta a questa unica Parola di Dio anche altri eventi e poteri, forme e verità come rivelazione di Dio».



In sostanza, mescolare potenziali e presunte “nuove forme di Rivelazione” a quelle originarie della testimonianza di Cristo rischia di “inseguire” la moda del momento perdendo l’assunto della verità ortodossa: «La chiesa è quindi certamente obbligata a prestare attenzione ai segni dei tempi e a prenderli sul serio. Ma non sono nuove fonti di rivelazione . Nelle tre fasi della conoscenza credente – vedere, giudicare e agire – i segni dei tempi appartengono al vedere e non al giudicare accanto alle fonti della rivelazione. Mi manca questa necessaria distinzione nel testo di orientamento del “Cammino sinodale”», conclude il Cardinal Koch. Su tutte le furie è andato poi il Presidente dei vescovi tedeschi, Mons. Georg Baetzing, il quale ha minacciato di parlarne direttamente con Papa Francesco pretendendo le scuse del cardinale svizzero: «chiedo pubbliche scuse, se no presenterò una denuncia ufficiale al Santo Padre. Come spesso accade con il cardinale Koch, le dichiarazioni parlano di pura paura che qualcosa si muova». Baetzing non accetta la “comunanza” con la deriva nazista, a cui però lo stesso Koch già aveva spiegato i termini esatti della questione: «Chiedo scusa a coloro che si sentono feriti da me e assicuro loro che questa non era e non è la mia intenzione», ha risposto il Cardinal Koch dopo le polemiche della Chiesa di Germania, «ho semplicemente presupposto che possiamo ancora imparare dalla storia oggi, anche molto difficile. Come mostra la violenta reazione del vescovo Bätzing e di altri, devo ammettere in seguito che questo tentativo è fallito». La preoccupazione di Koch non è per “delegittimare” la Chiesa tedesca nel suo Sinodo, bensì per una «preoccupazione teologica condivisa per il futuro della Chiesa in Germania». Nella lunga nota in risposta alle parole del vescovo Baetzing, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani conclude «non ho in alcun modo paragonato il cammino sinodale con la mentalità dei “cristiani tedeschi” e nemmeno li ho voluti paragonare. Così come i cosiddetti “cristiani tedeschi” – grazie a Dio – non intendevano tutti i cristiani tedeschi, la mia affermazione non intendeva in alcun modo tutti i membri del sinodo, ma solo quei cristiani che sostengono l’affermazione formulata nell’interrogazione (del Sinodo, ndr). E spero di poter continuare a presumere che questa affermazione non sia l’opinione del Cammino sinodale».