A Euractiv.cz, l’esperto ceco Jan Kovář, vicedirettore della ricerca presso l’Istituto per le relazioni internazionali, ha affermato che i Paesi che si oppongono alla riforma dell’UE, ma che vorrebbero l’ingresso dell’Ucraina, si renderanno presto conto di dover accettare la riforma delle procedure decisionali. I cambiamenti non sono però possibili prima delle elezioni UE del 2024. La Repubblica Ceca è infatti uno dei Paesi che sostiene che la riforma dell’UE e le modifiche ai trattati non siano necessarie. Tuttavia, sostiene anche l’allargamento dell’UE. “Anche la Repubblica Ceca dovrà capire che la combinazione di questi due elementi è inevitabile”, ha aggiunto l’esperto.



Le votazioni in seno al Consiglio dovranno cambiare, secondo Kovář, poiché è probabile che l’UE si allarghi a breve. In particolare, in questi ultimi tempi si sta discutendo di passare al voto a maggioranza qualificata sulle questioni di politica comune e di sicurezza, attualmente decise all’unanimità. “Prima o poi i Paesi che si oppongono alle riforme dovranno fare un passo indietro ed estendere il voto a maggioranza qualificata nella politica estera e di sicurezza comune, altrimenti non ci sarà una grande estensione. Forse uno o due piccoli Stati potranno aderire, ma sicuramente non sarà l’Ucraina”, ha spiegato l’esperto ceco.



Una sola strada per l’Ucraina nell’Unione Europea

Secondo Kovář, i cambiamenti potrebbero essere fatti attraverso una clausola passerella: questa, come spiegato a Euractiv, permetterebbe di cambiare il sistema decisionale dall’unanimità alla maggioranza qualificata senza modificare i trattati UE. Ciò non succederà però prima delle elezioni europee del 2024. Infatti, l’attivazione della clausola passerella richiede l’accordo unanime del Consiglio europeo. “Non credo che ora ci sia un consenso sulla necessità di farlo”, ha spiegato. In relazione l’allargamento dell’UE, con il possibile ingresso dell’Ucraina e di altri Paesi, Kovář crede che alcune piccole Nazioni dei Balcani occidentali potrebbero entrare nell’Unione Europea entro il 2030. “Un gran numero di Stati membri vede l’allargamento come una necessità geopolitica e strategica, cosa che non è avvenuta in passato”, ha affermato.



Al momento, inoltre, non c’è alcuna volontà da parte degli Stati membri di sottoporsi a riforme più profonde dell’UE e di mettere mano ai trattati. Dunque, la clausola passerella potrebbe essere l’unico cambiamento attuabile nell’arco del prossimo anno. L’esperto ceco ha ricordato inoltre che è possibile modificare i trattati UE attraverso un trattato di adesione con un nuovo Stato membro. Secondo la legge dell’UE, è possibile apportare modifiche legate all’allargamento. “La ponderazione dei voti in seno al Consiglio dell’UE e la modifica del calcolo della maggioranza qualificata possono essere apportate anche dal trattato di adesione, poiché potrebbe essere necessario garantire che i nuovi piccoli Stati non vengano usurpati da quelli più grandi”, ha concluso Kovář.