Il numero di matricola del razzo è ucraino?
Il mistero sull’attacco a Kramatorsk si infittisce dopo che l’inviato del TgLa7 ha mostrato – e come lui altri inviati di guerra a livello internazionale – l’immagine del numero di matricola del razzo che ha scatenato la strage alla stazione ferroviaria.
Viene poi sottolineato come la matricola del razzo piovuto su Kramatorsk sia riportata sull’elenco delle armi vendute all’esercito ucraino prima del 2019: non solo, secondo alcune ricostruzioni emerse anche oltre Oceano in queste ore, chi ha lanciato il razzo non avrebbe saputo pilotarlo che perché si vede da tutte le foto divenute virali del missile, che non è esploso ma precipitato. È solo l’esplosione che lo avrebbe ridotto in schegge. Da ultimo, come emerge in alcuni tweet – ancora tutti da confermare dalle indagini internazionali – il razzo Tochka-U che ha colpito Kramatorsk vede come numero di serie Ш91579: nella foto sottostante invece il razzo che ha colpito Alchevsk nella Repubblica autoproclamata di Lugansk, il 2 febbraio 2015 (numero Ш91565). Da queste immagini emergerebbe come il razzo alla fine potrebbe davvero essere stato ucraino e quella scritta “per i bambini” poteva sottolineare l’intento di vendetta contro l’esercito russo. Restano i dubbi, le prove non sono affatto “chiare” e la diatriba su una strage come quella della stazione, purtroppo, è destinata a durare. (agg. di Niccolò Magnani)
Tutti i dubbi sul razzo di Kramatorsk
Ieri mattina presso la stazione di Kramatorsk alle ore 10.30 un missile ha colpito la zona circostante, sbalzando dal punto dell’impatto e causando schegge che, viaggiando ad una velocità stimata di 900 km orari, hanno colpito in maniera letale almeno 50 persone, tra anziani, donne e bambini intenti a fuggire. I feriti sono circa 300, i testimoni tantissimi, compresi alcuni inviati di guerra che erano lì al momento dell’impatto del missile. Kiev respinge le accuse di Lavrov: “Non è un Tochka U, è un Iskander”. Ma possiamo dire davvero così facilmente che a colpire sia stata la mano dei russi? Cosa sappiamo del missile usato per l’attentato di questa mattina?
Kramatorsk: cosa sappiamo della strage
Dopo i fatti di Bucha che hanno cagionato indignazione in tutti i paesi del mondo, sollevando però anche dubbi sulla veridicità e corrispondenza delle immagini mostrate nelle riprese (messe poi a confronto con scatti satellitari Maxar in un’indagine del New York Times), anche l’attentato terroristico di Kramatorsk ha scatenato immediatamente la condanna dell’occidente che ha puntato il dito contro gli invasori di Mosca, “pronti a tutto pur di annettere Donbass e Crimea“.
Ma come si può dire che siano stati davvero i russi? Gli analisti dichiarano con facilità che sul missile fotografato, vi è una scritta in cirillico, “perciò il missile è stato sganciato da una mano russa”. Premettiamo che la scritta è realmente in russo, la spiegazione fornita non convince in quanto debole, infatti l’alfabeto cirillico è condiviso sia dal russo che dall’ucraino (si parla infatti di “alfabeto cirillico russo” e “alfabeto cirillico ucraino”). Il significato della frase, “Per i bambini“, inoltre indicherebbe la crudeltà dei russi, secondo molti militanti del governo Zelensky, attivi come giornalisti o come opinionisti, ma che non è indicativa della reale appartenenza del missile. Infatti questa non è una scritta di produzione, tanto mento una saldatura di manutenzione, ma è una scritta fatta con bombolette spray, di colore bianco. Chiunque avrebbe potuto usare una bomboletta spray, persino un ucraino, giacché il 46% della popolazione ucraina parla e scrive perfettamente russo, così come tutti coloro che hanno vissuto gli anni dal 1980 al 1992, anno in cui l’Ucraina ha conquistato la sua indipendenza.
La seconda prova sarebbe sulla tipologia di missile. Lavrov, ministro degli Esteri russo, alle 11.00 fa sapere che il missile non è russo ma ucraino: “E’ un Tochka, la Russia non li possiede più dal 2020”. Immediata la risposta di Kiev: “Sono tutte falsità, la scritta è in russo ed è un Iskander, non un Tochka”.
Kramatorsk: gli armamenti in dotazione della Russia e dell’Ucraina
La Rivista Italiana Difesa chiarisce molto bene cos’è un missile ISKANDER 9K720 che, oltre ad essere in dotazione dei russi in sostituzione degli obsoleti OTR-21 e i citati Tocka U, costituiscono uno dei sistemi più avanzati tra i sistemi missilistici mobili a corto raggio. Il nome in codice della nato per quest’arma che può contenere al suo interno testate convenzionali e nucleari è NATO SS-26 STONE e l’Ucraina non è l’unico campo di battaglia che ha visto il suo utilizzo: è stato stato usato già dall’Armenia nell’ultimo conflitto in Nagorno-Karabakh per colpire la capitale Baku. La Russia schiera l’ISKANDER nell’Oblast di San Pietroburgo e di Kaliningrad, in Ossezia del Sud e, infine in Crimea.
L’OTR-21 Točka è un missile noto anche come 9K79, anche questo è un tipo di “missile tattico” a corto raggio che può essere impiegato per un attacco nucleare ed è, manco a dirlo, di fabbricazione sovietica. E’ stato fabbricato negli anni ’60 dal KBM Kolomna in risposta al in risposta al MGM-52 Lance statunitense ed entrata in servizio a partire dal 1975 presso le forze armate sovietiche prima, in cui ha sostituito il 9K52 Luna-M, e russe poi. Il suo nome in codice Nato è SS-21 Scarab A.
Persino su Wikipedia viene indicato come missile in possesso dell’Ucraina che, come sappiamo, ha ricevuto dall’ex Unione sovietica una serie di missili tattici e armamenti considerati obsoleti dalla Russia che li ha dismessi e ha rinnovato i propri armamenti terra aria.
Kramatorsk: i due missili a confronto
Mettendo a confronto il missile che ha colpito questa mattina la stazione di Kramatorsk, con il Točka U (credit photo wikipedia), si nota la sovrapponibilità pressoché perfetta. Le ali di cui è dotato questo missile tattico anni ’60 infatti, non sono riscontrabili nell’Iskander russo. Alcune versioni dell’Iskander russo invece mostrano le stesse ali ma molto più allungate e molto meno spesse.
A Kramatorsk è dunque caduto certamente un missile Tochka-U. Le foto sono eloquenti. E allora possono averlo lanciato gli ucraini scrivendo una frase in russo, con il fine di far ricadere la colpa su Mosca? E’ un’ipotesi sul tavolo, ma nulla può essere affermato con certezza: in guerra infatti non basta nemmeno stabilire l’appartenenza del missile, per essere sicuri di chi abbia compiuto un attentato. Entrambi gli schieramenti nemici possono infatti requisire armamenti e usarli per annientare l’avversario. E chiunque può addebitare la colpa al nemico dei propri errori commessi.
Quello che getta un’ombra sulla reale implicazione di forze ucraine nel lancio del missile è la motivazione usata da Kiev che, dimostrando anche una scarsa formazione militare, ha dichiarato come questo non fosse “un Tochka U, ma un Iskander russo“. E invece non è così. Per giunta la frase “Per i bambini“, potrebbe significare una vendetta da parte ucraina nei confronti del corpo militare russo, a cui si attribuisce comunque la responsabilità della morte di centinaia di infanti nel corso del conflitto iniziato il 24 febbraio scorso. La frase, sulla base di questa teoria, potrebbe essere scritta in russo perché è opinione comune che solo gli ucraini si sforzano di parlare russo. Differentemente, quando la popolazione di Mosca si rivolge ai fratelli di Kiev, lo fa comodamente in russo, considerando la superiorità linguistica moscovita ereditata della lingua guida dell’ex unione sovietica. Su questa linea, si potrebbe inoltre ammettere anche che il missile sia finito per errore nella stazione di Kramatorsk, non avendo gli ucraini una sufficiente formazione per l’utilizzo di missili tattici.
Gli indizi che lasciano aperte le due piste
A complicare l’analisi ci sono alcuni elementi emersi nelle ultime ore. In primis, fonti dell’intelligence italiana hanno riferito all’Ansa che il missile (messo a punto dalla Russia e usato in Cecenia, Yemen e Siria solo per fare qualche esempio, ndr) è stato sì ritirato dal servizio nel 2020 come dichiarato da Lavrov, ma potrebbe essere ancora disponibile in stock. Infatti, Rivista italiana difesa afferma che è stato rimesso in servizio dai russi, perché gli Iskander stavano finendo. A tal proposito, ci sono prove dell’uso di questi missili da parte dei russi in Ucraina in altre occasioni e, come riportato da Open, ci sono filmati del loro trasporto da parte della Russia via Bielorussia (li hanno condivisi alcuni profili Twitter di open source intelligence OSINT). La testata di Enrico Mentana fa notare anche che i satelliti spia americano monitorano l’accensione dei missili, quindi potrebbero fornire elementi utili per fare chiarezza sulla responsabilità del lancio di tale missile, al momento ignota. A ciò si aggiunge un video, finora non confutato, del lancio di due missili cinque minuti prima dell’esplosione a Kramatorsk, da una base a Shakhtarsk, all’interno della Repubblica separatista filorussa di Donetsk, a circa 100 chilometri da Kramatorksk, quindi una distanza compatibile con la gittata dei Tochka-U. La ricostruzione riaccende poi una vecchia controversia, che riguarda sempre l’Ucraina. Come evidenziato dal Corriere, il 17 luglio 2014 un missile ha distrutto il jet MH17 della Malaysia Airlines, diretto da Amsterdam a Kuala Lumpur, mentre sorvolava la regione di Hrabove, nel Donetsk. Il bilancio fu di 298 morti. Le indagini condotte dagli olandesi puntarono il dito contro le milizie filo-russe, ma i separatisti hanno sempre negato.
Di sicuro in cantiere c’è una stima di 565 miliardi di dollari di danni calcolati da Kiev in via provvisoria e un’indagine per crimini di guerra contro Putin alla corte internazionale penale dell’Aia (che probabilmente si concluderà con un nulla di fatto, ndr). Il mix perfetto per richiedere al Cremlino un risarcimento danni, sacrificando la verità e la giustizia, prime vere vittime di qualsiasi conflitto.