Le tensioni tra Serbia e Kosovo sono cresciute pericolosamente di recente, ma Albin Kurti spera non ci sia una nuova escalation all’orizzonte. «Belgrado non accetta che siamo un Paese indipendente. Sta cercando di minare il nostro Stato», dichiara a Die Presse, facendo riferimento alla domanda di adesione al Consiglio di Europa e all’Ue, oltre che ai progressi economici, tutti elementi che causano nervosismo alla Serbia secondo il primo ministro del Kosovo. Durante la recente crisi, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha persino inviato l’esercito al confine. L’auspicio di Kurti è che non ci sia uno scontro militare, ma è consapevole che ha 48 basi operative avanzate attorno al Kosovo. «Al confine e nel nord del nostro Paese abbiamo visto persone con le insegne della banda nazionalista russa di motociclisti Night Wolves e della forza mercenaria russa Wagner».



A tal proposito, si è detto preoccupato. «Non solo per la Serbia, ma anche per i legami della Serbia con la Russia». Hanno sempre avuto buone relazioni, ma recentemente, a detta del primo ministro del Kosovo, «è stata spinta ancora più massicciamente verso il Cremlino». Albin Kurti ricorda che Belgrado non partecipa alle sanzioni contro la Russia imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. «Invece ha concluso accordi con Mosca per il gas a basso costo e per la cooperazione in politica estera. E Aleksandar Vulin, uno dei politici serbi più filo-russi, è diventato il capo dell’intelligence serba».



KOSOVO, KURTI “VOGLIAMO ENTRARE NELLA NATO”

Albin Kurti ne ha anche per l’Unione europea che «potrebbe e dovrebbe fare di più». Ed è «responsabile» anche del fatto che non ci sia un dialogo con la Serbia. Per il primo ministro del Kosovo bisognerebbe concentrarsi, oltre che sulla guerra in Ucraina, anche «sulla perniciosa influenza di Mosca in tutto il continente – e soprattutto nei Balcani, che non sono ancora pienamente integrati nell’UE. In Serbia, il Cremlino ha un regime clientelare che vuole essere egemone nella regione». La situazione è tale che il partito di Albin Kurti, che prima sosteneva l’assoluta autodeterminazione del Kosovo e non voleva che le organizzazioni internazionali interferissero, ora vuole protezione internazionale. «La nostra indipendenza non deve più essere difesa solo dalla Serbia, ma sempre più dalla Russia. Il confine tra Kosovo e Serbia sta diventando, per così dire, il confine tra Nato e Russia. Ora stiamo anche costruendo un nostro esercito e vogliamo entrare nella Nato». Nell’intervista al Die Presse, Albin Kurti «non c’è alternativa all’adesione all’UE e alla NATO». Eppure, ci sono cinque Paesi nell’Ue che non riconoscono il Kosovo neppure come Stato separato. «L’atmosfera nei confronti dei cinque Paesi è migliorata. Vorrei ringraziare in particolare la Grecia, che ha migliorato lo status diplomatico del nostro ufficio ad Atene. Questo fa sperare che la Grecia possa diventare il 23° Paese dell’UE a riconoscere il Kosovo».



“EUROPA DEBOLE SENZA BALCANI IN UE”

La preoccupazione di Albin Kurti è che il processo di adesione all’Ue vada per le lunghe. Un problema non solo per il Kosovo, ma per l’Europa stessa. «È un progetto di pace storico e va difeso. Indebolirlo aiuta solo il Cremlino. Accettando i sei Paesi balcanici rimanenti nell’UE, quest’ultima diventerà sempre più l’intera Europa. Senza i Balcani, l’UE non è l’Europa», spiega al Die Presse. Per il primo ministro del Kosovo, comunque, per rilanciare il dialogo con la Serbia bisogna mettere diverse questioni sul tavolo, per arrivare ad «un trattato internazionale giuridicamente vincolante che abbia al centro il riconoscimento reciproco». Bisognerebbe lavorare anche a garanzie per i diritti delle minoranze. «Non posso compensare territorialmente la Serbia per le perdite causate dalla guerra di Milošević. Belgrado non vuole diritti per le persone, ma la territorializzazione dei diritti». Ma l’idea di un Kosovo indipendente e di ampi diritti di minoranza per i serbi del Kosovo rientravano già nei piani dei negoziatori Martti Ahtisaari e Albert Rohan del 2007, respinti dalla Serbia. «Per questo è necessario un maggiore impegno a Bruxelles e una maggiore pressione su Belgrado. La Serbia beneficerebbe non meno del Kosovo del riconoscimento della nostra indipendenza. Belgrado migliorerebbe notevolmente le sue relazioni con l’UE».