Si dice Kyiv in ucraino, mentre Kiev lo si dice in russo. E’ significativo del fatto che il mondo sia inginocchiato davanti alla Russia da sempre. Mentre infatti tanti filo putiniani che si celano malamente dietro le frasi fatte del “né con i russi né con gli ucraini” (frase peraltro che riprende lo slogan anni 70 della sinistra extra parlamentare, “né con lo stato né con le Brigate Rosse”) oppure “ma anche Zelensky ha sterminato migliaia di russi nel Donbass” o ancora “eh anche Zelensky ha la villa in Toscana come gli oligarchi russi” accusano l’Ucraina di negare la lingua e i diritti della minoranza russofona, tutto il mondo chiama la capitale dell’Ucraina con la lingua russa.
Basta andare su Wikipedia: “In ucraino: Київ, traslitterato: Kyïv, in russo: Киев, traslitterato: Kiev”. Lo sanno bene i componenti del gruppo punk di Leopoli, i Beton, che, con la concessione dei membri dei Clash sopravvissuti (Mick Jones e Paul Simonon) hanno aggiornato il classico del gruppo inglese di fine anni 70 London calling con Kyiv Calling. Ma non solo il titolo è stato cambiato, anche il testo facendone un appello al mondo perché sostenga il paese invaso da Mosca: “Kyiv calling to the whole world… come out of neutrality you boys and girls” (Kiev chiama il mondo intero… uscite dalla neutralità, ragazzi e ragazze / Kyiv chiama, ora non guardate a noi / La putinmania ipocrita ha morso la polvere”), si ascolta nella versione dei Beton, e ancora: “Kyiv chiama la zona Nato, dimenticatevi che possiamo mai farcela da soli”.
BOB DYLAN E I CLASH PER LA LIBERTA’ DELL’UCRAINA
Il brano originale, nell’Inghilterra thatcheriana in preda alle rivolte operaie contro le politiche di licenziamenti di massa del governo conservatore era un gesto di accusa e di allarme. Joe Strummer scrisse una canzone le cui parole dipingevano il caos che circondava la Gran Bretagna. L’espressione “London Calling” riprendeva un vecchio slogan della radio BBC, un claim che diceva: “This is London calling …”. Era la frase che si ascoltava nei Paesi occupati durante la seconda guerra mondiale. Il gruppo ucraino ha così pubblicato un singolo già disponibile in rete i cui ricavati andranno al Free Ukraine Resistance Movement (FURM), un’organizzazione che raccoglie fondi per aiutare la popolazione ucraina, colpita dall’attacco armato dell’esercito russo. A produrre il brano il componente del gruppo inglese Black Grape, Danny Saber. Ma non solo i Clash. Anche Bob Dylan, il primo cantautore americano a denunciare il pericolo di una guerra nucleare e la grande industria degli armamenti, viene oggi citato per denunciare il massacro in corso in Ucraina. La scorsa settimana infatti la cantante ucraina Oleksandra Zaritska, membro della band dei Kazka sabato sera all’interno del festival texano South by Southwest all’interno di uno showcase dedicato all’Ucraina ha eseguito la sua Masters of war, i padroni della guerra, presentandola come “un messaggio per Putin”. La canzone ha un testo durissimo che ben esprime la rabbia del popolo ucraino, termina infatti con queste parole: “E spero che tu muoia / E che la morte arrivi presto / Seguirò la tua bara / Nel pallido pomeriggio / E guarderò mentre ti calano / Giù al tuo letto di morte / E veglierò la tua tomba / Finché non sarò sicuro che tu sia morto”. «Molti musicisti ucraini si trovano sul campo di battaglia o impegnati nella difesa del territorio», ha detto al Guardian il cantante del gruppo Andriy Zholob. «Hanno riposto le chitarre e imbracciato i fucili. Ci auguriamo che questa canzone mostri lo spirito degli ucraini e la ribellione all’aggressione russa. Saremmo felici se venisse suonata in tutto il mondo come simbolo di solidarietà e speranza».