Oramai è sicuro: ci sono due campionati separati. Uno fra Roma, Napoli e Juventus per lo scudetto e un altro fra compagni di sventura che come i polli di Renzo si beccano fra loro, talvolta non riuscendo a superarsi e donando al pubblico melanconici spettacoli, come Milan-Lazio, altre riempiendosi di reti, come Livorno-Torino, quasi fossero impegnate in partite di allenamento fra squadre già tranquille in classifica senza rendersi conto della loro vicinanza al baratro della B. Le prime tre invece vincono cogliendo reti come fossero ciliegie. La Juventus, contro il mesto Catania di quest’anno, senza neanche bisogno di aiuti arbitrali, il Napoli a Firenze contro una Fiorentina che solo i suoi tifosi più accaniti pensano sia una grande. Qui l’aiutino c’è stato: un rigore per la viola è stato trasformato in espulsione per Cuadrado, non c’è turno di campionato in cui non balzino all’occhio errori pacchiani pur essendoci in campo più arbitri che giocatori. Si cominciano ad evidenziare alcuni campioni: Tevez è il grande giocatore che si conosceva, Balotelli dà l’impressione di avere già rotto l’incantesimo che si era creato fra lui e il Milan. Al termine della gara con la Lazio è uscito, con i suoi compagni, sotto una pioggia doppia: di acqua e di fischi. Se Berlusconi non fosse impegnato in problematiche più importanti Allegri sarebbe già a spasso. Si continua a dire: bisogna tenere separati i problemi giudiziari di Berlusconi dall’attività di Governo. Ma si è ingenui o si pensa che gli italiani siano dei poveri pirla? Il bipolarismo italiano è dato da venti anni da una piena divisione fra berlusconiani e antiberlusconiani e ora l’eliminazione del personaggio centrale di questo scontro si pensa possa avvenire senza scossoni? Credo proprio che saranno momenti difficili per il Governo centrale che, io ritengo, non stia lavorando male e che, pur sembrando composto in modo anomalo, risponde alla visione politica della maggioranza degli italiani che chiedono di essere governati da persone che abbiano una conoscenza chiara delle necessità di una corretta gestione economica non disgiunta, anzi completamente connessa, ad una precisa politica sociale a favore dei giovani e di tutti coloro che, nelle diverse forme, operano nel mondo del lavoro. Non so, spesso ho l’impressione che vogliamo essere un popolo di masochisti!
A proposito di questi ultimi un posto di prima fila spetta all’Inter. Con il pareggio “all’Atalanta” è riuscita per la quarta volta in questo campionato a farsi raggiungere dopo essere andata in vantaggio. Siamo di fronte ad una squadra che ha grosse potenzialità nei singoli ma non un carattere vittorioso che solo i grandi complessi possono avere, ha paura di vincere. Questo è un enorme handicap che la porta ad essere favorita solo per entrare nella coppetta europea. Sta andando meglio della scorso anno perché in questa stagione ha trovato due grandi protagonisti, Alvarez e Jonathan, rimasti a Milano solo perché si erano così svalutati che nessuno li ha voluti. Certo che lo stadio orobico non è degno di una bella squadra come la Dea. Si è in una città fra le più ricche d’Italia, la società ha un presidente immobiliarista e capace, possibile che non si possa costruire un luogo più degno della serie A rispetto all’attuale dove, data la larghezza del campo, le squadre sono costrette a giocare con la difesa a tre perché lo spazio per un quarto giocatore non esiste. E non diciamo che si rimane lì perché il vecchio Brumana ha una storia, sarebbe come se oggi Roma-Chievo si giocasse al Colosseo! La Roma, sono sicuro (autorizzazione ai romanisti per una toccatina) oggi batterà il record delle vittorie iniziali e continuerà la sua marcia trionfale verso lo scudetto, quello d’inverno perché per quello vero si vedrà a primavera. Ora ci avviciniamo alle feste per il ricordo dei Santi e per il suffragio dei morti, poi ci ributteremo nei nostri problemi di tutti i giorni, meno male che il nostro bellissimo sport calcistico ci darà momenti di spensieratezza, siano essi di gioia per la vittoria o di incazzatura per la sconfitta, se si pareggia gioiaincazzata. La Beneamata va a Udine dove non vince mai: che sia la volta buona?