Onazi, Onazi, chi è costui che arriva a San Siro in quello che fu la Scala del calcio e, con un tiro alla “viva il Parroco”, infila l’incrocio dei pali dando alla Lazio la certezza di vittoria in una partita che, per l’Inter c’era già da incazzarsi a pareggiarla? Pali, prodezze del portiere laziale Marchetti, scivolata alla Pazzini di Alvarez per evitare di pareggiare su rigore, grandi “quasi goal” di Guarin e poi ti arriva una paperotta di Handanovic che regala la prima rete ai romani e il tiro di Onazi che se lo ripete mille volte non gli riesce neanche di avvicinarsi alla porta.
Però è un anno così, all’Inter anche in questa giornata non sono mancati i soliti infortunati: Ranocchia e Jonathan, la partita è finita con in squadra tre Primavera e solo un paio di titolari. Se la beneamata va a Lourdes per chiedere la grazia, trova chiuso! Certo, la squadra non ha gioco, spera in individualità che non esistono o in Alvarez che prima fa una rete che pareva quella di Pelé contro l’Italia nei mondiali del ‘70, poi ne sbaglia una a porta vuota e arriva in scivolata sul dischetto rischiando di finire lui in porta mentre il pallone volava tre metri oltre la traversa: ma va…
Il Napoli, gloria a lui, conquista definitivamente il diritto di accesso diretto alla Champions alla facciazza di un Milan che passeggia contro un rassegnato Pescara. Grande casino all’Atalanta (come dicono i bergamaschi), dove una massa di pseudo tifosi, anziché godersi rilassati l’ottimo campionato dei lori beniamini, hanno infangato il calcio (e se stessi) insultandosi e tirandosi di tutto: ma perché buttare i soldi per andare a rompere le scatole ai veri appassionati, a impaurire le famiglie che vorrebbero andare tranquille allo stadio? Un suggerimento spontaneo: andate…
Purtroppo per la Sicilia il Palermo stavolta si è definitivamente suicidato, da squadra nata per sbarcare in Europa a squadra da retrocessione. A Milano meta dei quattro gatti presenti allo stadio hanno fischiato durante il minuto di silenzio che avrebbe dovuto onorare la memoria di Giulio Andreotti. Mi domando:ma dove’è finita la Milano di grande cultura e tolleranza conoscitrice della storia del nostro Paese e degna delle grandi tradizioni dei Manzoni, Cattaneo, Piermarini?
Chi fischiava conosce la storia dell’Italia? Sa che Andreotti ha concorso con grandi statisti a ricostruire l’Italia dalle rovine di una guerra tremenda, a riportarla in un ambito democratico dopo una orribile guerra civile?
Ho paura! Un popolo che non conosce o disconosce le parti positive della propria storia e non rende onore a chi ha concorso a realizzarle, rischia di non riuscire a scrivere pagine importanti per realizzare un futuro degno e, ove possibile, anche migliore del proprio passato.