Ragazzi, non è colpa mia! Me lo ha chiesto il “Signor” Direttore e io scrivo. Siamo in tempo di guerra fra “poveri” per un calciomercato che veramente risponde al detto milanese: in temp de guera ghe’ puse ball che tera! (traduzione per gli immigrati in Lombardia: durante la guerra le bugie sono più della terra). Tutti i giornali devono riempire le pagine sportive e così anche le televisioni che propongono approfondite discussioni calcistiche che, nonostante l’impegno di giornalisti e commentatori, non fanno che proporre improbabili azioni di mercato in un periodo nel quale, pur frugando in ogni angolo delle loro tasche, le squadre di calcio italiane non trovano che debiti da coprire. Vedremo a quale costo la Juventus ha effettuato quello che, ad oggi, possiamo considerare l’unico colpo di mercato: l’acquisto dell’Apache Carlos Tevez. Scommettiamo che sarà costretta a vendere un gioiello di famiglia tipo Marchisio? Se così avvenisse non capirei il vantaggio di aggiungere Tevez (se il City lo ha ceduto qualche motivo ci sarà) ad una frotta già enorme di attaccanti visto che Conte ne fa giocare uno alla volta. Il Milan il grande colpo lo aveva già fatto a gennaio con l’arrivo di Supermario Balotelli. Bisogna però prendere atto della incompatibilità calcistica fra lui ed El Shaarawy: entrambi hanno bisogno di una squadra che giochi solo per loro, tipo l’Udinese per Di Natale. Allora il Faraone andrà a imparare l’inglese o il francese, tanto Pazzini si accomoderà tranquillo in panchina ad aspettare di sostituire Mario nelle numerose giornate di squalifica. È veniamo alla Beneamata, perché li il discorso è più sociale che calcistico. Oramai è certo: di nascosto o palesemente l’Internazionale F.C. diventerà proprietà estera. Non il Milan dei casciavid, ma la squadra dei Bauscia, della grande borghesia milanese, dei Moratti, Fraizzoli, Masseroni! Questo denuncia un decadimento sociale della nostra amata Milano, uno dei simboli della Milano col cuore nelle mani (traduzione dal milanese), della Milano che era il “pane per tutti” non riesce più a rimanere milanese, le vecchie famiglie milanesi non possono più difendere i simboli di una antica nobiltà. Sappiamo che Milano è l’Italia, il Suo simbolo, la Sua pietra fondante; purtroppo anche questo passaggio ne indica un declino che speriamo si fermi: prima le grandi fabbriche,ora il simbolo sportivo. Guardiamo al futuro, teniamoci strette la Scala e la Fiera altrimenti Milano non conterà più nulla nell’Europa che, speriamo, si paleserà presto come volere dei popoli. Dove è la Milano dei mecenati nella cultura, nello sport, dei grandi industriali? Possiamo fare qualcosa per salvarla? Certo ai tifosi il passaggio porterà vantaggi, peggio dello scorso campionato non penso si possa fare. L’indonesiano pare abbastanza bauscia, farà qualche grosso acquisto per presentarsi e tutti lo accoglieremo plaudenti, ricordiamoci però che è un altro momento di perdita della nostra identità culturale. Come tifoso sono contento,come amante del mondo e della libertà di azione pure, come nostalgico della grande Milano molto meno. Mi raccomando: dobbiamo impegnarci tutti perché Expo2015 sia un successo altrimenti…