Si è messo a giocar forte il Genoa mentre, al contrario, il Parma sta mestamente preparandosi a retrocedere. Se solo torniamo al campionato scorso le cose stavano esattamente al contrario, il Parma con un eccellente campionato si era conquistato l’Europa e il Genoa si barcamenava nella parte destra della classifica. Cosa ha cambiato la situazione visto che le due squadre sono rimaste quasi le stesse? Sicuramente la diversa impostazione societaria: il Genoa ha costruito il proprio futuro curando nel frattempo l’organizzazione interna, il Parma ha pensato che bastasse qualche investimento su vecchi campioni per assicurarsi anni di gloria. E invece no, non è possibile, se non curi quanto sta alle spalle della squadra questa ne risente subito, in fondo si tratta di ragazzi, spesso anche viziati, che se non vengono sempre seguiti si demoralizzano e autodistruggono. Bisogna ripeterlo, il calcio rispecchia in tutto la società in cui si vive, se i giovani non vivono in un Paese organizzato, che fa loro comprendere la possibilità di un futuro in cui impegnandosi si emerge, tendono a racchiudersi in sè stessi, a non cercare occasioni, anche qui ad autodistruggersi.
Ho visto perché Inzaghi non mette in campo Pazzini. Ha ricevuto un pallone a tre metri dalla porta libera, è riuscito a metterci così tanto tempo a girarsi che sono rientrati anche i difensori dell’Udinese che stavano a venti metri. L’Udinese a San Siro non è scesa in campo, forse Stramaccioni, memore degli sfracelli combinati su quel campo quando, per modo di dire, allenava l’Inter ha preferito tenere la squadra negli spogliatoi. Quanto tempo ci vorrà poi a capire che gli arbitri di porta non servono, ora con il jobs act si possono licenziare, e usare anche da noi la tecnologia, che avvisa l’arbitro se la palla ha superato completamente la linea di porta? Si risparmierebbero sia la spesa degli arbitri che il rompimento di scatole dei milanisti che appena la palla si avvicina alla linea pretenderebbero il goal.
Devono capire che l’unico che è stato loro rubato fu quello di Muntari, ma giocavano contro la Juve e per loro la regola dice che è goal solo se si muove la rete in fondo! Buona la partita della Beneamata a Roma contro la -possibile- vincitrice dello scudetto. Due volte in svantaggio e due volte in ricupero dimostrando carattere. Poi una svista dell’arbitro che non ha punito un fallo evidente ad inizio azione, ha portato alla terza rete della Roma. Lì la partita è finita lasciando grosso rammarico ai bauscia che non avrebbero demeritato il pareggio. Ora i milanesi sono più vicini al fondo classifica che al terzo posto ma, se giocassero sempre così, alla zona Europa potrebbero arrivare. Certo ci vuole anche un po’ di fortuna e quest’anno non la vedono proprio. Domenica al Meazza sarà ancora di turno l’Udinese. Si spera che gli arbitri non decidano di rimborsarle quanto le hanno tolto oggi.
Se non uccidi i gobbi quando ne hai l’occasione, sono loro che, alla fine, ti mangiano. Colpo di “lato B” o aiuto arbitrale e ti trovi stecchito. Così è successo al Torino nel derbyno. Ha avuto più occasioni per andare in vantaggio e le ha cannate. Ecco allora, al centesimo minuto, un tiro da metà campo di Pirlo (e’ il cognome, non il soprannome) che va ad infilarsi nell’angolo basso con Gillet che sta a guardare: due a uno e, per punizione, neanche palla al centro.