“Du squader de broc”. Questa è la sentenza che l’odierna giornata di campionato ha dato per le squadre milanesi. Non c’è differenza nè di punti nè di gioco. Non ricordo un campionato con bauscia e casciavid accomunati così “felicemente” nel nulla. Assieme hanno solo tre punti più della Gobba. Proprio nell’anno dell’Expo la grande Milano avrebbe necessità di presentare le proprie eccellenze, bene, non punti sul calcio: si renderebbe ridicola. Due squadre senza capo ne coda, una con due allenatori a stipendio, l’altra con due amministratori delegati. Non c’è voglia di lottare, nè gioco, nè cuore. Oramai dopo l’odierna, ennesima vittoria della Juve, l’unico interesse che rimane aperto nel campionato è il quesito: le milanesi si salveranno entrambe dalla retrocessione? Mi domando, lasciando perdere la minestra riscaldata Mancini, chi ha comperato i due pseudo giocatori che l’Inter ha presentato oggi a San Siro come rinforzi? Uno, Poldi, gioca da fermo, l’altro, lo svizzero/albanese, tutto pare fuori che un campione di calcio. Manovra lenta, svogliata con movimenti scontati da parte di chi non ha la palla. Questa è l’Inter. Il Milan non si capisce con quale criterio calcistico voglia comportarsi in campo. Logico: non ha allenatore.

E’ più facile che il Parma vinca questo campionato che non vedere Inzaghi eccellere come allenatore di serie A. Come giocatore era un grande opportunista con nessuna visione del gioco, come può essere ora preparato ad organizzare una squadra? I grandi allenatori non sono mai ex grandi attaccanti, devono essere stati centrocampisti e meglio ancora se non titolari. Solo così hanno avuto occasione di vedere il gioco delle diverse squadre e capire come impostare quelle che allenano. Anche qui: chi ha gabbato l’ufficio acquisti dei rossoneri passando Cerci per un campione? Ancora una volta il non utilizzo delle moderne tecnologie ha fatto fare brutta figura ai sei arbitri di Sampdoria-Palermo. Non hanno visto una rete del Palermo entrata per almeno mezzo metro. Vogliamo smetterla di buttare soldi per gli arbitri e comperare le macchinette che danno avviso se la palla è in rete?

La prossima settimana inizieranno le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica italiana. Letti i nomi che circolano mi domando: siamo sessanta milioni, non c’è niente di meglio? Ora la ha finalmente deciso di mettere un poco di denaro sul mercato. Spero lo abbia fatto avendo intuito che con l’austerità, fine a sè stessa, non si va da nessuna parte e non per convincere un mucchietto di elettori greci a non essere anti europeisti. Dobbiamo avere ben chiaro in testa che l’Europa o si salva tutta o cade tutta! Nessuno Stato europeo potrà salvarsi da solo! Un po’ come il nostro calcio. Non si può continuare con venti squadre in serie A, ventidue in B e sessanta in Lega Pro. Contati male ci campano (quando pagate) almeno diecimila persone fra cui i calciatori che, arrivati a trentacinque anni, si troveranno senza mestiere nè soldi. Allora bisogna diminuire ad un massimo di quaranta le squadre con professionisti e, per le altre, chi vi gioca deve seguire anche corsi di formazione per prepararsi al “dopo calcio” e contemporaneamente essere impegnati in stages di lavoro. Solo così eviteremo di creare trentenni disadatti ad inserirsi nella normalità della vita. La Roma a Firenze ha dato tutto quanto poteva ma non è riuscita ad andare oltre il pareggio. Ora il distacco dalla Juve sale per la Maggica a sette punti. Ci vuole proprio tanta fede e speranza per convincersi che lo scudetto possa finire a Roma, per arrivarci deve essere la Gobba a farci una importante carità.