La Maggica domandò: ‘Specchio, specchio delle mie brame, chi, dopo la Juve, è la più bella del reame?’ Lo specchio rispose: ‘O Magichella è l’Inter la più bella!’ Questa risposta mandò su tutte le furie i Lupi che scesero in campo decisi a smentire le affermazioni dello specchio. Al grido di ‘me rimbarza‘ si buttarono sul pallone mirando a trascinarlo, in qualunque modo, verso l’area nerazzurra. Dopo pochi minuti mela avvelenata di Dzeko con Handa che se la magna tutta mentre Sfiga, la maga cattiva, porta il pallone di Banega sul palo. Poi avanti e indietro da entrambi le parti e, nel primo tempo, l’uno a zero avrebbe anche potuto essere 3 a 3 o ancora di più. Troppo forti gli attacchi rispetto alle difese, sembrava giocassero i principi contro i nanetti della favola. Poi, nella ripresa, i bauscia si fanno più cattivi. ‘Andiam, andiam, andiamo a pareggiar’, cantano e allora il Principe Banega si sente in dovere di esaudire il desiderio degli amici: 1 a 1 e palla al centro.

La storia poteva finire così, con tutti felici e contenti e invece no. Sfighella si intromette ancora e su un colpo di testa che sarebbe finito fra le capaci mani Handane, la palla si posa sulla testa di Icardi: deviazione e Inter uccellata. La Maggica si porta contenta a inseguire la Juve mentre i milanesi rimangono nel pantano del centro classifica. ‘Te possino…‘. Partita oratoriana a San Siro fra il Milan e la Primavera del Sassuolo. Tutti a rincorrere il pallone e caterve di goal fra meriti degli attaccanti e papere difensive. Comunque i casciavid hanno avuto il merito di non demoralizzarsi quando, a tre quarti di gara, parevano toreati. Hanno capito l’immaturità degli avversari trovatisi in vantaggio quasi casualmente e, approfittando anche della fortuna che li assiste in questo periodo, hanno risalito la china fino a portarsi a casa tre puntazzi. Fortuna legata anche al l’assegnazione di un rigore tre volte dubbio anzi, proprio inesistente e uno vistoso di Donnarumma su Politano negato ai neroverdi. Insci sun bun anca mi de vinc!

Non c’è più la Fiorentina. Non ha mai dato l’impressione di infastidire il Toro che, fatta la sua onesta gara, può festeggiare tranquillamente le prossime due settimane feriali. Non cede la Gobba. Pareva incapace di battere la difesa dell’Empoli e anche perforabile dalla parte di Chiellini. Poi, a metà ripresa, il golletto di Dybala ha fatto cadere tutti gli anticorpi empolesi. La Juve ha potuto così trafiggerli e mettere in crisi la panchina di Martuscello. Non è la squadra dello scorso anno ma è sempre concentrata e capace di aspettare, pazientemente, l’errore avversario per abbatterlo. Per tutto il periodo di sospensione del campionato per permettere gli incontri delle nazionali, dobbiamo sorbirci l’obbligo di leggere: prima Juventus, punti 18 e già in fuga. Ce ne faremo una ragione. Buon per molti che il prossimo 4 ottobre inizierà…

…la , la biennale italiana della macchina utensile. Saremo in tanti a concentrarci su tale grande avvenimento che ci cancellerà dalla mente la classifica della serie A. Il Napoli a Bergamo ha “pazziato”. La Dea, in particolare nel primo tempo, pareva il Real. Papu faceva il Ronaldo e Petagna pareva Benzema. I partenopei? ‘Na schifezza’, una squadra senza capo né coda, dominata in lungo e in largo da una inaspettata Atalanta. Eppure si sa, i nerazzurri in casa sono il materasso della Juve e del Milan ma quando incontrano le avversarie delle citate giocano con la bava alla bocca. Molte le vittorie in trasferta.

Ciò significa che poche sono le squadre che sanno imporre il proprio gioco e vince chi usa San Contropiede. Giampaolo ha salvato, con la sua Samp, la ghirba al 95’ e il Genoa si è pappato il Bologna che ha finito l’incontro in nove. Il Crotone può già prepararsi al prossimo campionato di B. Sarebbe veramente necessaria la riduzione della serie A a sedici squadre e della B a diciotto, i campionati diverrebbero meno affaticanti e più equilibrati. I reali professionisti sarebbero molti meno come mi parrebbe giusto e, per coloro che giocano nella Lega Pro si dovrebbe arrivare ad una alternanza calcio/lavoro, per non creare una miniera di illusi che vengono a trovarsi a fine carriera senza soldi, senza arte e senza parte.