La Madonnina splendeva, ridente, al sole di un ottobre “primaverile “in attesa che le sue amate squadre scendessero in campo sotto la protezione di San Siro. E venne il momento: primo tempo tutto di studio con l’Inter che, almeno, tentava di avvicinarsi alla rete milanista. Costoro, viceversa, non solo non hanno mai tirato in porta, ma nemmeno si sono avvicinati all’area dei bauscia. Era logico che, avendo l’Inter un attaccante di classe, un golletto lo piazzasse. Cross rasoterra di Candreva, grande Icardi nell’anticipo su tutti e 1-0. Inizio arrembante del Milan nella ripresa con l’inserimento di Cutrone al fianco di Silva: palo del portoghese e rete di Suso, 1-1. I casciavit si sono montati la testa, avanti tutti per la vittoria. Con ciò hanno concesso spazio ai nerazzurri che, dopo un contropiede e quasi rete di Vecino, con uno scambio Icardi-Perisic-Icardi hanno nuovamente bucato l’esterefatto Donnarumma: 2-1. Si stava, ho pensato, andando verso il risultato tipico degli ultimi derby: due reti e un punto ciascuno, non male per i bauscia, disastroso per Montella. Et sic fuit, rete di Bonaventura e pareggio. Ma San Siro non voleva il forse giusto pareggino e così ha spinto Rodriguez ad un rigore plateale che Icardi, orecchie e coda del diavolo per lui, ha trasformato in vittoria nerazzurra.

LA JUVENTUS CADE

Novantaseiesimo minuto allo Stadium di Torino: fu in quel momento che l’arbitro Mazzoleni guardò Chiellini con occhi che sussurravano: “cosa potevo fare di più? Ho finto di guardare la Var, concesso un rigore ad un secondo dal termine dei minuti di recupero, sarà colpa mia se Dybala sa dribblare, fare passaggi filtranti, entusiasmare i gobbi, ma tirare i rigori non è mestiere suo?”. Riassumiamo la storia. Il giovane campione, presa la palla sottobraccio, si avvicinò al dischetto. Postavi la sfera con profonda sicurezza, rinculò sette passi. Al fischio, sussurrato per non dusturbare, del direttore di gara, partì in una rincorsa liberatoria già pregustando il boato, dopo pochi secondi, del popolo bianconero. Ma san Giovanni non fa inganni e, prese le sembianze di uno Strakosha qualunque, impedì il misfatto di un pareggio bianconero. Venendo alla partita, si è vista una Juve disattenta, lenta e spesso in difficoltà contro il rapido contropiede dei laziali. È la seconda volta in due mesi che gli aquilotti mettono sotto gli zebroni. Il centrocampo balla e la difesa è troppo vecchia per la velocità di Immobile. In due incontri, il laziale ha piazzato quattro pere alle spalle di Buffon: roba da colpo di frusta alla schiena per il vecchio portiere.

NAPOLI IN FUGA

Non così per Reina che, a metà ripresa, con un balzo felino, ha deviato sul palo uno splendido colpo di testa di Fazio che aveva già fatto balzare in piedi, urlando al pareggio, i tifosi della Maggica. Sarebbe stato meritato il punticino? Forse no. Per un’ora il Napoli si è mostrato più squadra e, in alcuni momenti, ha dominato. La rete di Insigne è stato un harakiri di De Rossi, autore di uno splendido assist al goleador partenopeo. Nell’ultimo quarto d’ora la Roma ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e, in tutti i modi, si è buttata in avanti: Dzeko e Fazio a fare da torri e palla in the box. Ha rischiato il pareggio, ma ancor più il raddoppio degli azzurri. Bisogna obiettivamente ammettere che costoro sono oggi i più forti: i giallorossi lotteranno con Lazio, Inter e forse Milan per due posti in Champions. Non si può, ad ogni stagione, vendere i migliori e… sperare. Il Napoli ha un gioco oramai assimilato da tutti i componenti, un Koulibaly insuperabile; se tiene non c’è trippa per altri. A proposito di derby: le elezioni in Austria porteranno ad un governo nero-blu, sono colori che attirano.