Tanto tuonò che piovve. Finalmente l’Inter ha perso la prima partita dell’annata calcistica permettendo così ai milanisti ed agli juventini di prendersi un sabato di felicità. I gobbi non penso ne avessero bisogno ma i casciavit, poverini, non potevano che aspettare una sconfitta dei bauscia per esultare. Sconfitta maturata in modo stranissimo e, come sempre succede, con Thoir in tribuna. Nel primo tempo i nerazzurri hanno creato almeno cinque occasioni da rete, dominato in tutti i reparti e zone del campo e, se fossero usciti con un paio di reti di vantaggio, non se ne sarebbe meravigliato nemmeno Oddo. Poi, rientrati dal l’intervallo, parevano aver bevuto, anziché il the, la rimbambina. Niente più corsa nelle gambe, passaggi elementari sbagliati e poi un rigorino contro che quello di Benatia nel derby d’Italia, o quello negato alla Lazio contro la Fiorentina, al confronto possono considerarsi enormi. Ma quando la sfiga ti punta non c’è niente da fare. Spalletti ha cannato tutte le sostituzioni a partire dall’uscita di Brozovic: questo è l’unico centrocampista della Beneamata a possedere gamba e qualità. Dopo aver subito la seconda rete, qualcosa di negativo deve essere partito nel cervello del toscano: ha piazzato la difesa a tre con Candreva e Perisic sugli esterni. I due, oltre a mostrarsi in giornata negativa, non sono per niente difensori
INTER STANCA
È stato facile per l’Udinese, una squadra certamente non fra le più forti, dominare le fasce e chiudere con la terza rete l’incontro, dopo che i bauscia avevano sfiorato il raddoppio con una traversa di Skriniar. Le gambe degli interisti, gravate dai 120 minuti di martedì con il Pordenone, non hanno girato al meglio e, se la società non provvederà a procurare una spalla decente a Icardi e un centrocampista da grande squadra, dovrà molto soffrire per raggiungere la Champions. Con una rosa così ridotta numericamente, sarà meglio far passare in secondo piano la partecipazione alla coppa Tim; non è una squadra in grado di affrontare la Lazio tre giorni dopo il derby di Coppetta. Stia attaccata al campionato, faccia il massimo turnover nel derby, tanto con il diavolo può accadere di tutto.
ROMA E NAPOLI, VITTORIE DIVERSE
Visto il Napoli con il Torino si capisce perché sia in testa alla classifica: ha fatto un primo tempo spettacolare e, seppur calando un poco nella ripresa, ha tenuto sempre il pallino del gioco e schiacciato il Toro. Il divario di gioco e classe fra le due compagini è parso immenso, e il risultato a favore dei partenopei avrebbe potuto essere molto più ampio. Marekiaro Hamsik è tornato ai livelli che gli competono e in difesa hanno grinta da vendere. È andata bene alla Maggica: ha svangato la giornata con una rete, contestata dagli avversari, al 94esimo del Comandante Fazio. Contro un Cagliari ben schierato da Lopez l’attacco romano è parso tutt’altro che incisivo; Perotti ha sciupato un calcio di rigore. Pericoli per i portieri pochi, per Allison neanche uno: avrebbero potuto mettere il citofono anziché il portiere, e per la Roma nulla sarebbe cambiato. Comunque Maggica vittoriosa e questi colpi di chiappe sono essenziali se si vuole correre per lo scudetto.
MILAN, ENNESIMA SCONFITTA
”Cume sem fort”, urlavano i milanisti dopo aver spezzato, con grande fortuna, le reni al Bologna e battuta la terza squadra dell’Hellas Verona in coppa. Ringhio si vedeva già proiettato verso i fasti sacchiani, il profeta di “Malano”. Poi, dopo la sconfitta della prima squadra di Milano, avevano già iniziato, calcolatrici alla mano, a studiare in quante partite avrebbero superato i nerazzurri e, forse, anche i Gobbi. È bastata una gita nella fatal e tragica Verona per scendere dall’albero, per l’occasione natalizio, e ridiscendere scanchignati i colli dell’amarone. Comunque indico io la via della resurrezione ai casciavit: concentratevi sul prossimo derby di coppetta Italia. La vittoria sarebbe una esaltazione per ogni milanista e una liberazione verso la Champions per gli interisti. Richiamate Montella: la situazione, visto il gioco di oggi, può precipitare. Non si è salvato nessuno. Gattuso ad allenare il Milan vale Di Maio presidente del consiglio. Sarebbe logico che prima si impari, poi si operi e poi si parli. I due invece utilizzano solo la terza parte, e anche male. La difesa a quattro non tiene, manda in crisi le fasce; l’attacco non tiene palla. La squadra è nata per una difesa più a cinque che a tre, e davanti se Suso e Bonaventura non girano a mille in contemporanea non c’è trippa per diavoli. I giocatori ci sarebbero, ma senza società alle spalle sarebbe dura anche per il Real.
JUVENTUS ANCORA LA PIU’ FORTE?
Troppo forte la Juve per il Bologna, e forse per tutte. Anche senza Dybala, che rimane il suo gioiello, ha “sbolognato” i felsinei in poco meno di mezz’ora. Centrocampo fortissimo con grande protezione della difesa, i cui componenti non hanno più la reattività di qualche tempo fa ma, così coperti, vanno a nozze. In più De Sciglio sembra rinato e questo è un bene per la nostra nazionale, lui e Santon potrebbero essere le future sorprese. Le genovesi si alternano nelle sorprese: la Samp, in caduta libera, ha perso con il modesto Sassuolo, il Genoa da quando è guidato da Ballardini sta andando forte. Ha fatto un ottimo primo tempo a Firenze; poi la Fiorentina ha preso il sopravvento ma domenica per gli attaccanti toscani non era giornata. In settimana Ucimu presenterà alla stampa i numeri della macchina utensile italiana: non anticipo niente ma, assicuro, sono veramente interessanti. Il bene strumentale italiano denuncia una produzione superiore ai 40 miliardi di euro, bene, per il 15% è legato alla macchina utensile. Spettacolare scontro “all’Atalanta“ fra la Dea e la Lazio. L’alternarsi di azioni spettacolari e la capacità di Ilicic e Milinkovic-Savic hanno trascinato il pubblico che, mai come in questa serata, è stato contento di aver pagato il biglietto. Fra tanti “pota” di entusiasmo e “daje Lazio”, la partita ha vissuto una prima parte ad altissimo tasso adrenalitico. La Dea è partita lanciatissima e in meno di mezz’ora, era già in doppio vantaggio. Reazione bellissima della Lazio, che in pochi minuti si è portata sul pareggio. Naturalmente nella ripresa la velocità è diminuita e le squadre si sono equivalse. Solo una cavolata di Bastos ha portato Ilicic a trasformare un meritato rigore; come spesso accade, l’Atalanta è riuscita a farsi raggiungere sul 3-3. Così, fra le grandi, solo il Milan (sic) non ha guadagnato punti sulla Beneamata. Un consiglio alla Dea, in bergamasco milanesizzato, per essere stata sempre in vantaggio ma, alla fine, pareggiante: pota,va da via i ciapp!