“Contro il cul ragione non vale”. Con questa dotta sentenza possiamo riassumere il campionato juventino. Contro il Toro, nelle stadio dei gobbi questi, campioni d’Europa oramai assodati, non sarebbero mai riusciti a pareggiare se il solito arbitro, sottomesso allo strapotere bianconero, non avesse costretto i torinisti a giocare in dieci più di mezz’ora della gara, per una inconcepibile espulsione di Acquah. Il centrocampista granata, fino a quel momento, era stato il dominatore del centrocampo; la rete ad inizio ripresa, su punizione imprendibile di Ljajic, aveva messo gli uomini di Sinisa nella miglior situazione – tattica e psicologica – per portarsi a casa i tre punti. Accortosene, il cosiddetto direttore di gara ha provveduto al solito aiutino; poi ci ha pensato il noto lato B dei gobbi. Hart, portiere più d’albergo che di calcio, si è buttato in ritardo su un innocuo tiro del Pipita a pochi secondi dal termine ed ecco realizzata la profezia contenuta nell’incipit di questo articolo.
Diversa la vittoria del Napoli su un piccolo Cagliari. Gli isolani si sono avvicinati all’area partenopea solo al 93′, in occasione della rete della bandiera; hanno ricevuto una lezione di calcio da una squadra che, in questo periodo, sta giocando in modo spettacolare. Nel girone di ritorno ha fatto due punti più della Juve! Mentre la Dea e la Lazio (speriamo mantenga la forma fino alla finale di Coppa Italia che meriterebbe di vincere) si sono oramai assicurate la partecipazione all’Europa dei poveri, l’incontro fra Genoa e Inter ha, nel primo tempo, dato agli spettatori la stessa soddisfazione che si ottiene durante la giornata di preparazione alla colonscopia: due squadre morte che giocavano con una sconcertante paura. Nessuna lotta fra i bauscia che, con i giocatori che portano in campo, non dovrebbero aver alcun problema a sotterrare una rivale tecnicamente molto inferiore, e i rossoblu che con i risultati che stavano ottenendo le rivali con lei in lotta per non retrocedere, avrebbe dovuto correre e lottare con il coltello fra i denti.
La ripresa ha fatto solo capire che Pioli è completamente partito e i suoi giocatori sono completamente cotti. Per l’allenatore credo che il treno sia arrivato al capolinea e, come naturale, il primo a scendere deve essere il capotreno. Il Genoa va in vantaggio senza volerlo, e Pioli che fa? Toglie Icardi ed è giusto, ma sostituisce anche Eder che era l’unico che correva. Il peggio è che in campo entrano Palacio, oramai ex calciatore, e Gabigol che del calciatore pare una macchietta; nel frattempo anche la Fiorentina pareggia col Sassuolo, tutti vogliono lasciare ai casciavit l’onore dei preliminari di Coppa a luglio. Poi Candreva salva il Genoa dalla rimonta del Crotone, tirando in bocca a Lamanna un rigore assegnato con generosità ai nerazzurri. Chi si è salvato nell’Inter? Forse Handanovic, completamente deconcentrati gli altri. Due punti nelle ultime sette partite, da retrocessione diretta: ancora una volta annata buttata e squadra da rifare.
Ma per rifare la squadra dobbiamo chiederci: esiste la società? Chi comanda? Chi deciderà le compra-vendite estive? Senza un reale amministratore delegato, munito di reali poteri, non si può sperare di avere futuro! Facciano le primarie o adottino l’indicazione tramite computer da parte dei tifosi, ma qualcosa lo debbono fare. Per gli acquisti di quest’anno hanno speso più di 100 milioni! Dove sono finiti? In campo non si vedono. Chi ha lasciato Duncan per acquistare Kondogbia? Ora ci vogliono non tre campioni, ma tre uomini squadra, quelli che vogliono sempre vincere! Sarebbe come pretendere di vincere le elezioni mettendo in lista solo “grandi” nomi; non vincerai mai. Ci vogliono anche i galoppini che vanno di casa in casa a spiegare e chiedere il voto. Nell’Inter si credono magari in altre squadre, lo sarebbero,tutti campioni, per questo nessuno si sacrifica per l’altro. Senza gioco di squadra nel calcio non si vince, non è un gioco individuale!
Almeno i milanisti hanno giocato compatti e con grande ordine e impegno, hanno fatto quanto potevano; i rossoneri sono il contrario dei nerazzurri. Troppi portatori d’acquaa, anzi quasi,solo quelli. Per gran parte della partita non riuscivano a comprendere dove fosse la palla; era sempre fra i piedi della Maggica. Solo Donnarumma, peraltro non completamente incolpevole sulla seconda rete di Dzeko, ha evitato un passivo irrecuperabile. In aggiunta, la fortuna ha aiutato i casciavit: i romanisti hanno beccato anche due pali. Troppo superiori i giallorossi in ogni angolo di campo. Ogni volta che avanzavano creavano occasioni da rete. Nainggolan irrideva il centrocampo dei milanesi, Salah era incontenibile per Vangioni e De Rossi era un frangiflutti insuperabile per gli scafisti rossoneri. Secondo tempo di allenamento per la Roma con il Milan a fare da sparring partner: si è permesso di sparare un colpo, la Roma gliene ha piazzati due per il ko definitivo Dai, è finita come doveva, chi pensava che il Milan potesse fare di più è da ritenere un credulone pari a chi sognava che Emiliano potesse superare Renzi alle primarie.