Il punto sulla Serie A parte da una premessa: il calcio, oltre ad essere a pieno titolo inserito nella nostra società, ne è anche lo specchio. L’impostazione con la quale si sviluppa una “azienda”calcistica è la medesima da utilizzare per lo sviluppo di un Paese. Tutto va programmato a medio/lungo termine se si vogliono ottenere risultati positivi. È difficile fare balzi in avanti improvvisi e non programmati, si può solo cadere all’indietro e retrocedere. Quando si parla di progetto in una società di calcio si deve meditare sui risultati che si vogliono raggiungere tenendo conto della propria organizzazione, capacità economica del momento e futura. Proprio come avviene nella società in cui viviamo ove ci si deve chiedere in quale tipo di Paese desideriamo vivere: Industriale, agricolo, turistico o eccellente in altri servizi? Come immaginiamo e vogliamo siano le nostre aziende nel futuro? Solo rispondendo a queste domande possiamo poi correttamente indirizzare le nostre azioni, altrimenti, pensando solo a risultati immediati, rischiamo di crearci un futuro incerto, casuale che potrebbe essere pieno di rischi.



Perciò se qualcuno pensasse di limitarsi a decisioni – e azioni conseguenti – esclusivamente collimanti con i desiderata dei propri sostenitori, politici o sportivi, per cui guardando solo all’oggi, non farebbe il bene di quanto è chiamato a gestire. L’Inter morattiana, nei primi anni del suo operato in Serie A, dava l’impressione di agire in modo casuale: comperava grandi campioni ma, senza programmi chiari, non otteneva risultati, mirava ad accontentare i tifosi.Quando ha steso un credibile progetto ha speso molto meno e vinto. Ora dopo la sbornia del Triplete, vissuti alcuni anni un poco naïf, pare impostata secondo criteri aziendali: non tutto subito ma impostazione per un futuro roseo. Niente proclami roboanti promettendo traguardi impossibili ma passi ben definiti, uno alla volta. Che poi è il criterio che ha fatto grandi Napoli e Juve, fino ad ora. La Roma appare seguire più l’improvvisazione, il Milan è in assestamento mentre la Gobba, accecata dalla voglia di Champions, pare ora tentata dai colpi di testa. Cedere Higuain quando compri Ronaldo, Bonucci che entra ed esce, paiono accadimenti dettati dall’astinenza da risultati europei con voglia di ottenimento immediato, la base per non raggiungerli.



Tutto quanto sopra lo scrivo, e lo confermo, dopo la netta sconfitta dei bauscia a Bergamo nella dodicesima giornata della Serie A. Una asfaltata che parte dalla partita col Barcellona, dal campo pesante dello scorso martedì a San Siro con arrivo a quello, quasi impraticabile, della Dea. Un crollo psicofisico maggiore di quanto era possibile aspettarsi ma giustificabile. I milanesi non hanno ancora una rosa giocatori che possa sopportare campionato e Champions.
Infatti Spalletti ha pensato di rafforzare la difesa con un centrocampo più organizzato per proteggersi ma, si è subito visto, l’Inter era un gruviera, buchi da tutte le parti. Lo stesso poteva capitare anche al Napoli a Genova. Però i partenopei hanno un maggior numero di giocatori possibili titolari e una buona dose di fortuna. Ciò ha permesso agli azzurri di svangarsela col Genoa anche grazie allo spettacolare harakiri dei rossoblu a partita quasi conclusa. Una buona Roma ha travolto la sconclusionata Samp dell’ultimo periodo. Se Giampaolo non correrà ai ripari, mi sa che manderanno lui in garage. Ha segnato anche Juan Jesus ed è tutto dire sulla compattezza difensiva dei genovesi, già reduci delle quattro pappine incassate dal Toro. La Maggica si è così svegliata anche in campionato e pare pronta a riprendere il ruolo che le compete. Ha bisogno di rivedere qualcosa in difesa ove, talvolta, le marcature appaiono blande.



Non si può sbagliare un rigore contro la Juve! Già le occasioni da rete che i bianconeri ti permettono, soprattutto in Serie A, sono un numero infinitesimale; se poi Higuain si fa parare la massima punizione, allora significa che tutto complotta per dare lo scudetto ai piemontesi. Pochi minuti e già i casciavit erano sotto di una rete; il Milan pareva uno sparring partner e neanche di elevata levatura. Ronaldo non si è presentato pronto ad una grande serata di Serie A, la Juve ha dominato a centrocampo dove Matuidi si è battuto come un leone. Alla ripresa i rossoneri sono apparsi meno remissivi e gli avversari ad avere sul gobbo lo scontro, perso, contro gli uomini di Mou. Poi Gattuso ha tentato la carta Cutrone, doppio centravanti in coppia con il reprobo Higuain. È evidente che, non rientrando a difendere nessuno dei due centravanti, il Milan ha corso qualche rischio in più ma con grandi possibilità di partire in contropiede. Belli gli ultimi venti minuti quando le squadre, un po’ scoppiate, si sono allungate dandosi, vicendevolmente, praterie da percorrere. In uno di questi percorsi si è infilato Cancelo sul cui tiro Donnarumma ha fatto quanto poteva respingendo; la palla è però finita sui piedi di Ronaldo che non ha potuto esimersi da spingerla in rete. Partita finita. Il Milan non poteva dare di più, la Juve,spiace dirlo, è di una categoria superiore.