Chiariamo bene il concetto base: la VAR è la macchina predisposta per “vedere”. Il Var o la Var sono le persone fisiche responsabili di guardare quanto la macchina propone e dare il giudizio. La VAR funziona perfettamente ed è utile; i/le Var no, talvolta paiono cecati. Oggi con le cento telecamere che inquadrano il gioco da tutte le posizioni, o i/le varisti/e si impegnano e dedicano la massima attenzione ai segnali che giungono dalla macchina o facciamo le “spettatorarie”. Dotiamo ogni spettatore di un pulsante, facciamo apparire l’azione sullo schermo gigante e si voti a maggioranza, basta chiedere il software a Di Maio. Lasciamo perdere la Var quando parliamo di Inter: per i bauscia si adatta meglio la moviola, tale è la velocità. Anche Spalletti comincia a scricchiolare psicologicamente. Con il Crotone, ben schierato dall’unico interista in campo – il grande Zenga – l’allenatore nerazzurro ha sbagliato tutto. Se schieri la squadra con il 4-3-3 devi avere il centrocampista centrale capace di far girare rapidamente la palla, non può farlo Borja Valero che è un buon giocatore di rottura ma accanto deve avere due calciatori rapidi nello smarcarsi, ricevere la palla e lanciare gli attaccanti.
L’INTER E IL MODULO GIUSTO
L’ attuale Inter può giocare solo con il 4-2-3-1: due centrocampisti che fermano gli avversari e Rafinha al centro del terzetto dietro Icardi. La gara con il Crotone ha mostrato quanto Icardi sia necessario alla Beneamata: obbliga almeno due avversari a rimanere in difesa, sprona i compagni, non si fa parare, come capitato ad Eder, tiri da due metri. A San Siro ha esordito Rafinha: si vede che è un grande calciatore. Necessità però di giocare per riprendere ritmo. Nella partita con i calabresi pareva un ex calciatore schierato in una gara scapoli vs ammogliati; capisci la forza ma, con accanto dei signori nessuno, diviene difficile poter far gioco. Con il rientro di Icardi, almeno per un’ora, Rafinha potrebbe trasformare la squadra. Altro errore dell’allenatore sono apparse le sostituzioni: sono sembrate fatte a capocchia, e infatti non hanno portato alcun miglioramento. Meravigliano Perisic e Candreva, paiono i gemelli brocchi dei giocatori di due mesi fa. Domanda: ma si allenano? Perchè non si è deciso il ritiro per una settimana? La prossima giornata di campionato sarà l’ultimo appello per i milanesi: o vincono con il Bologna o addio Champions. I felsinei arriveranno al Meazza digrignando i denti; saranno vogliosi di rifarsi della strana sconfitta subita contro la Viola. Nell’occasione due reti sono state segnate su calcio d’angolo; che lati B raga!
ROMA E JUVENTUS VINCONO
Intanto all’Inter si è aggrappata, come un gattino ai maroni, la Maggica. La voglia di ritornare in pista per non retrocedere dell’Hellas è svanita dopo un minuto di gioco: vantaggio dei giallorossi con Under e poi, a differenza dell’Inter, controllo tranquillo del match. Aver sbloccato subito l’incontro ha dato sicurezza ai capitolini e permesso loro di svolgere il gioco preferito: le ripartenze. Fazio imbattibile di testa, molto più vicina la Roma al raddoppio che non i veronesi al pareggio. Sassuolo preso a pallonate dalla Juve: sette pere sul groppone! Vittoria senza problemi dei gobbi, senza bisogno di invenzioni arbitrali o “varistiche”. Troppo forti i bianconeri rispetto ai neroverdi che quest’anno, senza i miracoli di Berardi, sono poca cosa. Praticamente si sono dovuti scansare. Enorme la differenza fra i due “centrocampo”, con la logica e conseguente goleada.
IL MILAN SI FERMA
Male il Milan che, pareggiando a Udine, è stato superato in classifica dalla Dea, vincente sui clivensi, e non è riuscito a guadagnare punti sull’Inter, derelitta ma rimasta al quarto posto. Dopo un buon primo tempo, passato in vantaggio con il classico tiro della domenica di Suso, ha permesso ai friulani di creare, nella ripresa, diverse occasioni per il pareggio. Alla fine questo è arrivato, sotto forma di una Lasagna indigesta per Bonucci e Donnarumma. Ancora deludente André Silva: ha avuto una occasione irripetibile per segnare e solissimo, a due metri dalla porta avversaria, ha colpito il pallone all’indietro con la testa, con la forza e la rapidità di movimento pari a quella di uno cui è appena stato fatto un clistere. Se dovessimo fare un parallelo fra le squadre milanesi e i partiti in campagna elettorale potremmo dire che l’Inter assomiglia all’Articolo 1: non esiste più. Il Milan è più universale: come tutti i contendenti promette ai tifosi risultati che non arriveranno mai. Partita 4.0 del Napoli: reparti tutti fra loro interconnessi con facili passaggi di palloni fra tutta la catena del valore. Dalla difesa al centrocampo, poi all’attacco e infine al cliente finale: la rete. Contro una squadra così organizzata, cosa potevano fare i poveri beneventani? Niente, e sic fuit. Mertens ha ripreso a far reti spettacolari, Insigne ne inventa di impensabili e Hamsik, per chi se lo ricorda, sembra l’uraguagio anni 50 Schiaffino. Questi giocava di prima e sempre, se gli passavano palle difficili da gestire, le ritornava subito al mittente. Era poi pronto a schizzare via agli avversari e battere a rete all’improvviso, con entrambi i piedi e di testa. Dai, i partenopei debbono resistere perché forse possono farcela a tenere i gobbi lontani dallo scudetto. Sperare è gratis et amore Dei.