Non ho ancora capito se Salvini e Di Maio un Governo all’Italia lo vogliono dare o giochino a “ciapa‘ no”. Forse si sono resi conto che trasformare in opere le promesse fatte in campagna elettorale e’impresa impervia. Valgono i rapporti: più prometti = più consenso, ma anche: più hai promesso = più avrai difficoltà a mantenere. L’impressione è che mirino a chiamarsi fuori, potendo poi incolpare gli altri di averli lasciati fuori. Non si possono spiegare diversamente l’uscita di Matteo contro le attuali nostre alleanze internazionali e il continuo insistere di Luigi sui due forni e sulle alleanze ad exludendum. Anche l’Inter si trova in analoga situazione. Era partita in questo campionato per arrivare alla Champions, poi ha avuto successi impensabili e tali da renderla pretendente allo scudetto, poi la dura realtà che, sempre, è più difficile di quanto immaginato. Ora i tifosi, che corrispondono agli elettori in politica, premono. Le promesse vanno mantenute, sempre.
L’INTER STRAPAZZA IL CAGLIARI
Forse con questi pensieri i bauscia sono entrati in campo decisi a stordire il Cagliari: Gagliardini e Brozovic a fare da frangiflutti, Rafinha a rifinire, Icardi e Karamoh terminator. Vantaggio con Cancelo nell’occasione più stupida, errori clamorosi di Karamoh e veniali di Icardi dopo azioni travolgenti dei nerazzurri. Per tutto il primo tempo gli isolani non hanno tentato un tiro verso Handanovic. Purtroppo gli errori delle punte interiste, con il concorso di Perisic, hanno tenuto aperto il risultato. Dopo l’infortunio con uscita di Gagliardini, la squadra è apparsa meno sicura, quasi preoccupata; ottimo però Brozovic davanti alla difesa. Ripresa e nerazzurri subito in goal con Icardi. Seguiranno Brozovic e Perisic: serata esaltante per i milanesi e pietosa per i sardi. Per la prima volta ho assistito ad un incontro in cui una delle contendenti, nella fattispecie il Cagliari, non ha mai tirato verso la porta avversaria. Lanci in avanti solo da parte del portiere Cragno. Ma questo è incontro da serie A? I rossoblu sono arrivati a San Siro pensando al prossimo incontro con il Bologna, anziché Pavoletti hanno messo in campo vecchie glorie come Cossu e Sau. Rob de mat.
ERRORI E RIMPIANTI A TORINO, ROMA OK
Cose da pazzi anche a Torino. Il bomber Belotti ha battuto sei rigori sbagliandone quattro: bene, penalty per il Toro dopo due minuti, chi lo tira? Belotti, che porta il suo score a cinque errori su sette. Poi Sirigu, che contro l’Inter aveva parato l’impossibile, si becca una rete da un pallonetto, alzato da fuori area, di Bonaventura. Poi giusto pareggio torinese, con annessa uscita a vuoto del portiere rossonero. Le squadre hanno giocato alla pari. Gli errori di Belotti, Sirigu e Donnarumma hanno determinato il pareggio che per i casciavit significa impossibilità ad arrivare a giocare nell’Europa che conta. Bella la partita di Firenze che, dopo un doppio vantaggio Viola, aveva visto il recupero della Lazio. Ma per Veretout era serata di esagerazione, terza rete personale. Il vantaggio fiorentino è durato poco, gli azzurri – che vedevano sparire il posto in Champions – si sono incavolati e con un paio di colpi ben assestati hanno seccato le velleità Viola. Vittoria di misura della Maggica sul Genoa. Il risultato non esprime però il gioco espresso dai due team. La Roma ha dominato e meritava di più anche se, quando non sei sufficientemente cattivo nell’area avversaria, rischi il patatrac.
LA LOTTA SCUDETTO E’ VIVA?
I tifosi del Napoli sono passati dal terrore serale alla gioia mista a incazzatura. Due volte sotto,con l’Udinese, l’hanno poi strapazzata. Nel contempo la Gobba non è riuscita ad andare oltre il pareggio con il Real Crotone, senza nessuna insensibilità arbitrale ma solo per l’abilità degli uomini di Zenga. Ecco allora la rabbia dei tifosi che hanno rivisto sfilare l’immagine di Milik, che la scorsa domenica in San Siro non ha infilato alle spalle di Donnarumma, e durante il recupero, il più facile dei palloni. Se la sfera fosse entrata la prossima domenica, vincendo la sfida con la Juve, gli azzurri si sarebbero portati in testa alla classifica e il campionato sarebbe divenuto a colori. Purtroppo rimarrà solo un sogno; come quello del Benevento che, prese tre scoppole dalla Dea, ha finito il suo giretto nella massima serie, al di là di ogni calcolo matematico. Si sapeva dall’inizio che rimanere in serie A avrebbe avuto per i campani le medesime possibilità di sopravvivenza di un governo cinquestelle/Pd, quelle cioè di un gatto che attraversi l’autostrada. Con questa nera immagine poetica ci salutiamo in attesa di notizie positive e colorate dallo Stadium torinese.