Nello stadio il clima primaverile si era fatto gelido. Dall’incitamento il popolo casciavit era passato al silenzio e poi all’insulto, solo quattro gatti beneventani continuavano nell’incitamento alla squadra giallorossa che, oramai retrocessa, stava superando l’impresa della corregionale Cavese. L’arbitro non sapeva più cosa fare: aspettava forse indicazioni che non arrivavano. Più dell’impegno profuso affinché i milanisti giungessero almeno al pareggio non trovava altre idee. Aveva ridotto il Benevento in dieci, implorato il Var di cercare un modo per annullare la rete dei campani ma non ci era riuscito; si era al minuto 97. Anche lui si è dovuto rassegnare a depositare l’arma, non senza averla prima utilizzata per sparare i tre colpi finali. Tre fischi che sono parsi una liberazione al popolo rossonero, libero di aggiungerne migliaia ad una squadra parsa ancora più patetica di Nino Benvenuti nell’ultimo scontro con Monzon, ad inizio anni 70. Se il Benevento avesse sempre incontrato il Milan ora sarebbe tranquillo a centro classifica. Almeno stavolta non ha segnato il portiere; anzi, il protagonista è stato il tanto magnificato Donnarumma, che si è beccato una rete con tunnel da Iemmello, non da Messi. Basta parlare di Milan altrimenti mi commuovo; ora è passata davanti ai rossoneri anche la Dea e, se non si svegliano, rischiano di non entrare in Europa. D’altra parte, come poteva riuscire l’intervento “salva squadra” dell’infermiere Gattuso ove non era riuscito un primario come Montella? Ad agosto si sentivano i favoriti per lo scudetto, ora hanno fatto la medesima fine del Leu di Bersani, spariti! Amen.
INTER, ROMA E LAZIO SI RISPONDONO
Diversa la situazione della prima squadra di Milano. Niente di eccezionale ma, a Verona contro il Chievo, i bauscia hanno fatto il proprio dovere: sono rimasti incollati alle romane lottando per la Champions. Spalletti ha dato un volto alla squadra facendo ben sperare per il futuro; i piedi vellutati di Cancelo e Rafinha, la regia di Brozovic, le zampate di Icardi hanno trasformato il brutto anatroccolo in un cigno, non ancora bello ma pronto a divenirlo. Nel presente, invece, Roma e Lazio marciano come più non potrebbero. Le avversarie ora le temono, si spaventano e si scansano. La Spal, contro la Maggica, non ha mai accennato a resistere; ha giocato una partita sconsolante che è servita ai giallorossi come buon allenamento per la “gita” a Liverpool, e ai ferraresi per scendere al terzultimo posto in classifica, con vista sulla serie B. Forza Maggica, sei l’unica rappresentante italiana nelle coppe europee! La Lazio, anche contro la Sampdoria, ha macinato il solito ottimo gioco. Però i blucerchiati si sono presentati a Roma come fossero destinati ad essere abbattuti e pronti, come accaduto, a beccarsi quattro pere.
IL NAPOLI VEDE LO SCUDETTO
A fine giornata la “madre” di tutte le partite, da essa passa lo scudetto. Il Napoli parte con il proprio gioco d’attacco e grande possesso palla, la Juve aspetta nella propria metà campo e riparte appena può, con le buone o le cattive; infatti accumula tre ammoniti nella prima mezz’ora. E’il classico incontro fra gli azzurri di Sarri e i Gobbi di Allegri: il Napoli fa la partita ma non minaccia mai Buffon se non in una occasione al 38’. Insigne si smarca in area e manda in rete. Particolare: era in fuorigioco di un paio di metri. Il primo tempo non ha mantenuto le promesse di spettacolo. E’ parsa più la nonna che la mamma di tutte le partite. Nell’attacco napoletano in spolvero solo Insigne, nella Juve fermi Dybala e Higuain. Infatti 0-0. Stesso copione nel secondo tempo: i bianconeri fanno molto bene la fase difensiva e il Napoli continua ad attaccare inutilmente. I torinesi, con l’ingresso di Cuadrado al posto dello spento Dybala, riescono ad essere un poco più rapidi nei contropiede. I partenopei tentano di cambiare posizioni in campo con l’entrata di Milik; questi è entrato con grande voglia ma poca concretezza. Le difese si sono mostrate molto attente e nettamente superiori agli attacchi. Nel finale i campani sono apparsi molto stanchi e la Juve, giustamente, ha cercato di approfittarne. Niente di eclatante, solo confusione. Quando tutto pareva consumato, ecco il grande balzo di Koulibaly che riapre completamente il discorso scudetto. Ora sarebbe necessaria l’impresa dell’Inter, la prossima giornata, nel derby d’Italia. Poi i bianconeri avranno da incontrare la Roma: non si sa mai. Speriamo, è gratis.