In gioventù,la mia naturalmente,uno degli scontri calcistici più sentito era quello contro l’oratorio del paese confinante. Purtroppo al loro campo di calcio, per l’allargamento della Chiesa, era stato mozzato un angolo. L’accordo era: dopo tre calci d’angolo provocati in quella zona, non potendone usufruire, si concedeva un rigore. Così è stato per l’Inter contro la Doria: tre reti per vederne assegnata una. Non che i bauscia meritassero più dei genovesi però, dopo la sfuriata iniziale blucerchiata, peraltro incapace di creare pericoli alla porta di Handa ,i nerazzurri hanno cominciato a macinare calcio, seppure troppo lentamente, avvicinandosi sempre più pericolosamente alla porta avversaria. Niente di esaltante. Però due reti millimetricamente annullate, come se la Samp fosse la Juve; un palo clamoroso di Candreva e qualche occasione fallita da Icardi danno titolo ai milanesi di ritenere corretta la vittoria. Brozovic, nettamente il migliore in campo, con splendido intuito, al quarto minuto di ricupero – cioè a partita finita – assunte le vesti di Vecino ha spedito in rete un rinvio errato della difesa blucerchiata. Ora la classifica si è fatta più decente. Il gioco va rivisto, non è possibile che Icardi non riceva un pallone giocabile in profondità anche se, avendo sempre tre avversari addosso, permette ai compagni di liberarsi al tiro. Ho saputo che il soprannome di Politano è Pollo, nomen omen. Non tenta mai di saltare l’avversario, non segna, sbaglia passaggi elementari, vale Gabigol. Parliamo della Var: è strumento importantissimo per la regolarità degli incontri, non andrebbe però interpretata da arbitri ma da tecnici e, nel futuro, da computer tecnologicamente avanzati. In settimana sarà di scena, al Meazza, la Viola: si può definirlo un test decisivo per capire se l’Inter sarà protagonista in questo campionato, per i toscani è un momento molto favorevole. Non commento la vittoria di Champions sul Tottenham, troppo grande, pubblico e telecronisti meravigliosi.

NAPOLI OK A TORINO

A Torino il Napoli ha giocato da solo per la prima mezz’ora, il Toro non era ancora sceso in campo. Pareva di rivedere il primo tempo di Inter-Torino. Subito due reti e partita all’apparenza finita. Zaza e Belotti, al momento, risultano incompatibili. Ad inizio ripresa, dopo la rete del Gallo, pareva si potesse ripetere la gara di San Siro. Invece una dormita della difesa avversaria ha permesso ad Insigne di fare doppietta, e per i granata è stata notte fonda. Gli azzurri non si sono mostrati granitici in difesa, è questa la vera differenza con i gobbi. Per dire quanto capiscano critici e allenatori vi racconto di Insigne: come sentiamo spesso blaterare, il giocatore è sempre stato ritenuto non adatto ad un attacco con due punte. Bene, nella giornata odierna, per intuizione o – come penso – per necessità, Ancelotti lo ha schierato come seconda punta. Risultato: migliore in campo con due reti. Morale: prendiamo atto, se un calciatore è bravo può e deve giocare con qualsiasi modulo. Giornata con opposti risultati per le due romane. La Lazio ha asfaltato un Genoa oltremodo remissivo, la Roma ha generosamente concesso la prima vittoria al Bologna. Immobile ha fatto doppietta di reti vere, Dzeko di reti sbagliate.

ROMA BATTUTA, MILAN FRENATO

La Maggica ha corso, spesso a vuoto, sotto rete è stata di una indecisione e imprecisione indescrivibile. Di Francesco ha dato l’impressione di non avere più la squadra in mano e, tantomeno, di sapere come metterla in campo. Il centrocampo balla attirando nel vortice anche la difesa che, oltretutto, non si sente sicura del proprio portiere. Pareva Inzaghino il primo allenatore che potesse togliere il disturbo, ma ora Eusebio lo ha sopravanzato di netto. Solo l’allenatore del Chievo può fregargli il primato. Niente gioco a Madrid, peggio a Bologna; in settimana scontro, derbyno, con il Frosinone, poi derby: solo “noi“, mago Otelma, potremmo salvare la panchina all’esimio allenatore giallorosso, altrimenti destinato alla disoccupazione senza neanche il reddito di cittadinanza. Partito alla grande, il Diavolo pareva dovesse fare un sol boccone della Dea. Splendido lancio di Suso sfruttato da Higuain dopo cento secondi. Il più pareva fatto; all’Atalanta il compito di fare gioco, ai casciavit la possibilità di ripartenze fulminanti. Ma, come sempre, se non abbatti l’avversario al momento giusto rischi. Infatti nella ripresa i bergamaschi si sono svegliati e, messa la partita sulla rapidità, sono riusciti due volte a ricuperare il vantaggio milanista, specialmente per la spinta che Zapata ha saputo dare alla squadra. Gattuso non ha nulla da rimproverarsi: i giocatori hanno dato il massimo, questo bicchiere lo deve considerare mezzo pieno, non si può pensare di fare il tenore se hai la voce di Mario Giordano. L’Atalanta ha bisogno di riprendere entusiasmo e i rossoneri di ritrovare Donnarumma, oppure metterlo in panca.

LA JUVENTUS VINCE NEL FINALE

Il Frosinone, di fronte ai futuri campioni d’Europa, si e ‘subito chiuso nei propri trenta metri, avanzando solo se,per sbaglio,qualche rinvio finiva nella metà campo bianconeri. La Juve ha cominciato cercando l’aggiramento con Cuadrado e Alex Sandro. Finché la freschezza li ha sorretti i ciociari si sono ben difesi anche perché gli juventini giocavano senza la consueta cattiveria. Tutto è filato secondo copione fino a dieci minuti dalla fine; poi è arrivato il momento Juve e lì non c’è Var che tenga. Ronaldo si è mosso avanti e indietro sul filo del fuorigioco, ha segnato e il varista ha detto ok ,nessun dubbio, quando mai? Il problema non è che i gobbi vincano il campionato, questo è sicuro; spiace perché al Frosinone questo punto poteva e potrà essere fondamentale per non retrocedere, e perché se lo sarebbe meritato.