Il 30 novembre la Chiesa celebra la festa di sant’Andrea, il fratello di Pietro, con una lettura tratta dalle Omelie sul vangelo di Giovanni di san Giovanni Crisostomo. È un commento ai versetti 40-42 del primo capitolo del quarto vangelo.

“Andrea, dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso in sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo).  Vedi in che maniera notifica ciò che aveva appreso in poco tempo? Da una parte mostra quanta forza di persuasione aveva il Maestro sui discepoli, e dall’altra rivela il loro interessamento sollecito e diligente circa il suo insegnamento.

Quella di Andrea è la parola di uno che aspettava con ansia la venuta del Messia, che ne attendeva la discesa dal cielo, che trasalì di gioia quando lo vide arrivare, e che si affrettò a comunicare agli altri la grande notizia. Dicendo subito al fratello ciò che aveva saputo, mostra quanto gli volesse bene, come fosse affezionato ai suoi cari, quanto sinceramente li amasse e come fosse premuroso di porgere loro la mano nel cammino spirituale.

Guarda anche l’animo di Pietro, fin dall’inizio docile e pronto alla fede: immediatamente corre senza preoccuparsi di nient’altro. Infatti dice: Lo condusse da Gesù. Nessuno certo condannerà la facile condiscendenza di Pietro nell’accogliere la parola del fratello senza aver prima esaminato a lungo le cose. È probabile infatti che il fratello gli abbia narrato i fatti con maggior precisione e più a lungo, mentre gli evangelisti compendiano ogni loro racconto preoccupandosi della brevità. D’altra parte non è detto nemmeno che abbia creduto senza porre domande, ma che Andrea lo condusse da Gesù, affidandolo a lui perché imparasse tutto da lui direttamente. C’era insieme infatti anche un altro discepolo e anche lui fu guidato nello stesso modo.

Se Giovanni Battista dicendo: Ecco l’Agnello di Dio, e ancora: Ecco colui che battezza nello Spirito, lasciò che un più chiaro insegnamento su questo venisse da Cristo stesso, certamente con motivi ancor più validi si comportò in questo modo Andrea, non ritenendosi tale da dare una spiegazione completa ed esauriente. Per cui guidò il fratello alla sorgente stessa della luce con tale premura e gioia da non aspettare nemmeno un istante”.

 

Questa pagina di commento al testo evangelico non è soltanto espressione del riverbero di uno dei primi incontri di Gesù con quelli che sarebbero diventati i suoi apostoli, ma è anche una celebrazione di che cosa sia l’essere fratelli.

Quanto più è stretto il legame tanto più sono superflue le molte parole. Uno sa già che cosa pensi l’altro e che cosa gli occorra, perché ne ha una conoscenza previa, nutrita dall’appartenenza alla stessa famiglia. Essere dello stesso sangue rende potente e laconico il rapporto, perfino nella violenza di Caino nei confronti di Abele: “Andiamo ai campi”.

 

Ma anche in circostanze più usuali tra fratelli sovente ci si comprende quasi per istinto. Così è accaduto ad Andrea nei confronti di Pietro, nell’episodio evangelico in cui, come avrebbe notato Auerbach, l’umiltà di Dio si lega alle vicende di ogni giorno e vi appone il carattere del destino. Andrea incontra Gesù, riconosce in lui la salvezza. E poiché vuole bene a Pietro si affretta a renderlo partecipe di quello che gli è capitato. Gli spiega l’essenziale e lo conduce da lui.

 

Andrea è nominato altre tre volte nei racconti evangelici: la prima nel miracolo della moltiplicazione dei pani, in cui con realismo avverte la sproporzione tra le risorse dei discepoli e la folla numerosa; la seconda quando fa notare a Gesù l’imponenza del tempio di Gerusalemme e infine quando è interpellato da alcuni greci che desiderano incontrare il Signore.

Ma certo il suo compito più grande è stato presentare al Signore il futuro capo della Chiesa. Egli, pur essendo maggiore di Pietro, non pretende di avere qualcosa da insegnare al fratello e lo lascia sulla soglia del rapporto che segnerà d’ora in poi la vita di entrambi. Precederà Pietro nel martirio, avvenuto attorno al 60 a Patrasso, in Acaia: l’uno e l’altro chiedono di essere crocifissi in posizioni diverse da quella di Gesù, atto che nella morte afferma l’umiltà del legame con il loro Dio.