Franco Bruni, economista dell’Università Bocconi di Milano, pensa che i ribassi dei tassi d’interesse da parte della BCE non siano così tanti prossimi come molti auspicano. L’economia all’interno dell’Eurozona, infatti, continua a peggiorare, specialmente dal punto di vista dell’inflazione, che per essere contenuta richiede alla Banca centrale europea di attuare una politica austera, che passa dall’aumento dei tassi e del costo del denaro.
Secondo Bruni, che ne ha parlato con il Foglio, la BCE, che si riunirà giovedì, farà qualsiasi cosa occorra per riportare al 2% l’inflazione europea perché si è ormai resa conto “dell’enorme ritardo” con cui lo scorso anno ha deciso di aumentare i tassi. “C’è stato un grave e colpevole errore di sottovalutazione”, spiega, che però ha riguardato “entrambe le sponde dell’Atlantico” con l’esito che le banche centrali sono state costrette ad attuare “manovre particolarmente aggressive”. La BCE e la Fed, secondo Bruni, “devono tornare a fare il loro mestiere, cioè garantire la stabilità finanziaria e quella dei prezzi”, a differenza di quanto fatto lo scorso anno.
Franco Bruni: “La BCE faccia il suo lavoro, mentre l’Europa pensa alla spesa comune”
Secondo Franco Bruni, infatti, prima di decidere l’aumento dei tassi, la BCE sembrava intenzionata a “stimolare l’economia mantenendo in eterno i tassi a zero o diventando per periodi troppo lunghi il principale acquirente del debito dei paesi membri”, quando avrebbe dovuto fare l’esatto contrario. “È fondamentale”, ritiene l’economista, “che la Bce si riappropri della sua missione originale mentre la politica europea, quella sì che dovrebbe fare passi in avanti cercando la coesione necessaria per aumentare la spesa comune in campi come le infrastrutture, la sanità e l’emergenza climatica”.
“Se si riuscisse ad avere una spesa comune”, spiega Bruni motivando il suo punto, “almeno su alcuni grandi filoni, si smetterebbe di guardare alla Bce come l’istituzione da cui dipendono le sorti economiche dell’Europa. Di conseguenza, l’aumento dei tassi sarebbe vissuto per quello che è: un modo per abbassare l’inflazione“. In chiusura, sostiene che per ora, e almeno per l’immediato futuro, sarà piuttosto complicato per la BCE “rendere, come dovrebbe [essere], prevedibile la sua politica monetaria”, perché secondo Bruni “potrà farlo solo dopo che avrà rimediato al suo errore di valutazione“.