I condannati a morte in America hanno diritto al cosiddetto ultimo pasto prima dell’esecuzione, con un costo massimo del valore di 20 dollari. Non sono molti quelli che in realtà lo consumano, visto che il loro pensiero va a quanto succederà poco dopo. Donnie Johnson, 68 anni, condannato a morte per l’uccisione della moglie nel 1984, sarà giustiziato nella giornata di oggi. Ha chiesto che l’equivalente del suo ultimo pasto sia devoluto a un homeless, un senza casa. Aveva scelto per lui una pizza vegetariana, poi ha deciso questo gesto. Sapendo che con 20 dollari non avrebbe potuto offrire da mangiare a molte persone, ha deciso per un senzatetto chiedendo alle autorità giudiziarie che provvedessero loro al suo ultimo desiderio. La richiesta però è stata negata. L’uomo si trova nel carcere di massima sicurezza di Nashville, dove sarà giustiziato con la classica iniezione mortale. Da tempo l’uomo si è convertito, diventando membro della Chiesa avventista del settimo giorno, i cui leader hanno chiesto inutilmente la grazia al governatore del Tennessee, spiegando come Johnson da anni si occupi di predicare il Vangelo agli altri condannati a morte e sia profondamente pentito di quello che ha fatto.



IL PENTIMENTO

Ha anche scritto una lettera in cui chiede perdono ai familiari della moglie e ai figli, descrivendo se stesso, ai tempi del fatto, come  “un mostro”: “Mi pento della mia vita e di cosa ero diventato, ho portato ogni giorno il dolore per tutto il male che ho causato. E’ stata la vita che avevo deciso di fare che ha portato al giorno più scuro della mia vita e fino a quando non mi sono preso la responsabilità di quello che avevo fatto a mia moglie che ho potuto sentirmi perdonato e prendere la strada della guarigione”. Anche la figlia del primo matrimonio della donna uccisa da Johnson era tra coloro che hanno chiesto la grazia, mentre il figlio avuto da lui con la moglie ha sempre chiesto che la condanna a morte fosse eseguita. Le cause del brutale omicidio, violenza e strangolamento, non sono mai risultate chiare. Il movente più probabile è che un anno prima della morte, la donna aveva stipulato una assicurazione sulla vita il cui primo beneficiario era proprio il marito, che dopo averla uccisa aveva chiesto gli fossero pagati i 50mila dollari previsti.

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