Quanto inquina davvero la zootecnia, bersaglio delle politiche green dell’Europa? A parlarne, sulle pagine de La Verità, è il professor Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation. “Gli studi più recenti suggeriscono che il consumo di carne rossa possa aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tumori, specie quelli del colon-retto. Questi effetti sono tuttavia di ampiezza molto limitata (raramente eccedono il +10%), e si basano sui risultati di studi caratterizzati da un elevato tasso di incertezza, come sottolineato qualche anno fa, in un articolo che fece molto scalpore, dal gruppo di ricerca NutriRecs” spiega l’esperto.
A detta del medico “questi effetti di salute si manifestano quasi solamente per consumi relativamente elevati, oltre una o due porzioni giornaliere di carne rossa, che sono molto poco frequenti nel nostro Paese. Al di sotto di questi limiti di consumo, e specie negli studi condotti in Europa, al consumo di carne rossa non si associa alcun effetto di salute significativo”. Uno studio condotto sulla coorte statunitense dei “veterans” (oltre 700.000 soggetti) suggerisce, secondo l’esperto, “che un’alimentazione appropriata contribuisca per il 14% circa all’allungamento della speranza di vita che si può ottenere ottimizzando lo stile di vita”.
Poli: “Le carni trasformate hanno effetti negativi soprattutto in un caso”
Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation, sulle pagine de La Verità sottolinea come un corretto stile di vita possa allungare la vita: “Una regolare attività fisica e il fatto di non avere mai fumato hanno un peso molto più elevato” rispetto al solo consumo (o meno) di carne rossa. “Emerge dagli studi più recenti come il grado di soddisfazione e gratificazione personale della nostra vita, inclusi gli aspetti di natura relazionale, come la convivialità (spesso associata alla condivisione del pasto con amici o parenti) giochino un ruolo pure importante nel determinare il nostro benessere futuro” aggiunge l’esperto.
In questo ambito può aiutare la nutrizione di precisione che “si pone l’ambizioso obiettivo di personalizzare le raccomandazioni di tipo nutrizionale, basandole su caratteristiche individuali rilevanti, per esempio di natura genetica”. Spiega poi Poli che “si è osservato che gli effetti sulla salute delle cosiddette carni trasformate sono maggiori nei soggetti con una storia familiare di malattie cardiovascolari, o con un assetto genico che aumenta il loro rischio personale di queste patologie, e invece trascurabili in assenza di queste condizioni predisponenti”.