È possibile raccontare una storia d’amore, una storia di mafia e la rinascita di un ristorante in un’unica pellicola di due ore scarse? Di certo ci prova La cena perfetta: un po’ commedia e un po’ thriller, questo prodotto a tema culinario spicca nel panorama italiano in virtù di certe sue soluzioni distintive, alcune estremamente vistose e altre più sottili ed eleganti. Sarà riuscito il film di Davide Minnella a dosare con equilibrio i suoi vari ingredienti? Oppure ha finito per mettere troppa carne al fuoco?
Carmine (Salvatore Esposito), figlioccio di un potente camorrista, è costretto a trasferirsi a Roma per gestire un locale destinato al riciclaggio di denaro sporco. Dopo aver fatto la conoscenza della cuoca ed ex-proprietaria Consuelo (Greta Scarano), decide di assumerla e usare i soldi della mafia per rimettere in sesto il ristorante, rischiando la vita per questa sua nuova passione e per quella donna determinata.
L’incipit tradisce fin da subito la componente romantica dell’operazione, che ha tuttavia il merito di non risultare mai melensa o ingombrante. Il motivo è semplice, e risiede nella scrittura: a garantire slancio alla trama non è lo sviluppo amoroso tra i due protagonisti, bensì il destino del ristorante, a cui è legata tutta la “brigata” che ci lavora. Un obiettivo più complesso che dà respiro all’intreccio e permette ai tratti dei personaggi principali di risaltare: Consuelo è una cuoca infervorata e severa che si dedica anima e corpo ai propri obiettivi, mentre Carmine da bonaccione qual è scopre man mano una nuova passione che lo spingerà ad allontanarsi dal contesto mafioso in cui è cresciuto senza mai sentirsene parte. In molte storie d’amore i due protagonisti sono privi di personalità, al di fuori del loro rapporto, e mentre nelle singole scene la sceneggiatura de La cena perfetta non brilla per eleganza, lo sviluppo generale è ben congegnato.
Un plauso senza riserve va invece alle prove attoriali: Salvatore Esposito si destreggia agilmente tra i cambi di registro dell’opera, spiccando sia nelle scene più comiche, sia nei momenti drammatici – che non mancano, specie nelle fasi finali della pellicola. Una nota va a certi spezzoni, sparsi in tutta la pellicola, riassumibili come “Carmine assaggia cose e rimane estasiato”, che potrei tranquillamente guardare all’infinito tale è la soddisfazione che trasmettono. Greta Scarano interpreta la metà più energica della coppia: Consuelo è una donna dalle tante qualità e dagli altrettanti difetti, con un passato non privo di cliché che riesce comunque a regalare un personaggio tridimensionale. Menzione d’onore va a Fru, attore diventato famoso sul web assieme al gruppo TheJackal: il suo Rosario è come uno spiritello seduto sulla spalla di Carmine per tutta la pellicola, regalandogli perle di sarcastica saggezza anche nelle situazioni più surreali.
Più complesso è il discorso sulla regia. Il lavoro di Davide Minnella non si può certo definire pigro: La cena perfetta è un tripudio di montaggi dinamici, variegate inquadrature che ritraggono piatti esteticamente ineccepibili, tagli, tanti tagli – fin troppi tagli. Sul serio, non è mica illegale tenere ferma la macchina da presa per più di tre secondi! Questa regia frizzantina emerge in particolar modo nei sopracitati montaggi in cucina: se nella seconda parte assumono un taglio più canonico e compassato, nella prima metà sembrano uscire direttamente da un videoclip, con zoom di raccordo ingiustificati ed effetti sonori da cartone animato. Le scelte visive di dubbio pregio non mancano, ma sono preferibili a una regia catatonica, e finiscono per risultare anche simpatiche: come un ballerino che per eseguire determinati movimenti spreca il doppio delle energie richieste, ma così facendo dimostra di essere disposto a mettercele.
In conclusione, La cena perfetta non è un film che vi cambierà la vita, ma racconta una storia con un capo e una coda, dotata di certi suoi ghiribizzi e capace di coinvolgere ben più della media del genere. Vi sembra poco? Allora vi consiglio di dare un’occhiata a certe super produzioni uscite negli ultimi due anni, e valutare che anche piccole storie come questa non vanno date per scontate.
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