L’antimonio, materiale chiave per molte applicazioni militari come esplosivi ad alto potenziale o propellenti per missili, negli Stati Uniti viene importato principalmente dalla Cina. Si tratta di una delle materie prime che viene utilizzata anche per celle fotovoltaiche e per vetri: insomma, un elemento fondamentale per l’industria statunitense, che presto potrebbe però non raggiungere più Washington. Infatti le restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di antimonio colpiranno anche gli Stati Uniti ma non soltanto: non solamente l’industria militare Usa ne risentirà. Infatti, l’antimonio è molto utilizzato anche dall’industria fotovoltaica occidentale, che avrà ripercussioni importanti.



Attualmente, come spiegano i media orientali, la Cina detiene il 32% delle riserve di antimonio mondiali, ma svolge addirittura l’80% della produzione. Altri Paesi che detengono alti livelli di antimonio sono Bolivia e Russia: gli Stati Uniti dovranno trovare riserve altrove oltre la Cina, ma stabilire nuove linee di produzione richiede tempo e tecnologie e non sarà affatto semplice. Le restrizioni dalla Cina arrivano dopo che Pechino ha già vietato le esportazioni di gallio e germanio per oltre un anno.



Antimonio: gli Stati Uniti preoccupati dopo le restrizioni imposte dalla Cina

Al momento l’80% delle forniture statunitensi di antimonio proviene da Cina, Russia e Tagikistan: anche gli altri due Paesi sono però sotto il controllo di Pechino. L’antimonio è un minerale fondamentale per la costruzione di propellenti per missili, esplosivi e celle fotovoltaiche: dunque gli Usa dovranno rivolgersi ad un altro mercato dopo l’imposizione di limiti da parte della Cina. I controlli sulle esportazioni imposti da Pechino sono significativi e hanno avuto un impatto importante sui mercati, con un aumento del prezzo dell’antimonio, che è salito a nuovi massimi.

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