Domenica scorsa su Rai 1 è andata in onda l’ultima puntata della fiction “La compagnia del Cigno 2”. Il finale di stagione ha chiuse le vicende dei sette giovani protagonisti del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, lasciando però qualche spiraglio per una possibile terza stagione. Ivan Cotroneo, regista, creatore e sceneggiatore (insieme a Monica Rametta) della serie tv, ha spiegato a Blogo la scelta di un finale: “A me e Monica Rametta piace chiudere le stagioni. Da spettatore, trovo veramente frustrante quando le stagioni si concludono con un finale aperto, e poi per motivi vari, principalmente legati all’ascolto, non hanno un seguito”. E ha aggiunto: “Per questo motivo la seconda stagione del Cigno si chiude in maniera netta, e ci sono anche dei flash forward di quello che succederà ai ragazzi nel futuro, perché ci piaceva proiettarli oltre il momento del concerto finale”. Per Cotroneo il racconto si presta ad evoluzione narrative, ma al momento non sta lavorando a un seguito: “Non stiamo pensando a una terza stagione, l’arco narrativo di questa stagione della vita dei ragazzi è pienamente e con nostra soddisfazione chiuso, ma questo non vuol dire che non sia possibile”.
La compagnia del Cigno premiata ai Diversity Media Award
La Compagnia del Cigno nel 2020 ha vinto il Diversity Media Award come Migliore Serie Italiana. Intervistato da Blogo, il regista Ivan Cotroneo ha spiegato l’importanza di parlare del tema dell’inclusione anche nella fiction: “Chi si occupa di rappresentare le diversità non dovrebbe distinguersi, ma essere insieme agli altri, essere la regola. La mancata rappresentazione è una forma pericolosa di censura”. Rispetto alla prima stagione, La compagnia del cigno 2 ha trattato temi “più adulti”, come la pericolosità delle relazioni tossiche e la genitorialità in età giovanile. Per questo sono venuti meno i “momenti musical”, in cui i protagonisti cantavano versioni sinfoniche di canzoni pop: 14 nella prima stagione solo 3 nella seconda. “L’arrivo dei ragazzi nella maggiore età, il superamento della linea d’ombra, coincide anche con un graduale allontanamento da quella atmosfera onirica, come è stato anche per il bosco incantato di uno dei protagonisti, Robbo, in cui da quindicenne si rifugiava…”, ha spiegato Ivan Cotroneo.