La concessione del telefono, film di Andrea Camilleri su Rai 1: diretta e commento

Pippo spara a La Ferlita, il quale, grazie a Dio, se la cava solo con una ferita alla coscia e qualche altra ammaccatura. Genuardi va a processo, ma viene quasi subito assolto. Venuto fuori da quella situazione, si caccia però in un guaio ancora più grande. Finalmente veniamo a sapere per quale motivo teneva tanto a quella concessione: il telefono gli serviva per uno scopo non meno bieco e meschino di quello per cui era sospettato. Pippo, infatti, ha un’amante, e questa non è altri che la nuova moglie del suocero. Il film Tv, di genere dramma, ha il suo epilogo in un episodio tragico: il suocero viene a sapere del tradimento, si reca a casa di Pippo, lo spara e si suicida con la stessa arma. Un finale non da amaro in bocca, ma da colpo al cuore, degno di una trama in cui la menzogna l’ha fatta da padrona fin dall’inizio. (agg. di Rossella Pastore)



Il mafioso don Lollò scova Genuardi

Intanto, Marascianno è messo ko dal viceprefetto poco prima di un’ispezione. L’uomo cosparge d’olio il pavimento e gli procura così numerose fratture. Venuto meno il prefetto, non manca comunque chi cospira contro Genuardi, il quale a sua volta cospirerebbe contro lo Stato. Pippo è costretto a partire per Palermo, che dopo l’intimidazione del quadriciclo si “scanta” e si dà alla fuga. Ma don Lollò impiega ben poco per trovare l’indirizzo della pensione dove alloggia il Genuardi. Il suocero viene a sapere che l’uomo è in pericolo, perché i carabinieri sono sempre più persuasi che lui abbia a che fare con i sovversivi. Un’altra coincidenza gioca a suo sfavore: in quei giorni, a Palermo, sono riuniti tutti i componenti di un movimento che metterebbe in dubbio l’autorità dello Stato. “Ma se Pippo non va manco a votare!”, protesta suo suocero. “Appunto!”, gli fanno notare. “Questa potrebbe essere un’aggravante”.  Intanto, don Lollò lo raggiunge in casa con una pistola. E lo minaccia: a morire saranno o lui o Sasà La Ferlita, un suo vecchio amico che sembra avere un debito con lui. Don Lollò pensa erroneamente che i due siano in combutta contro di lui. L’uomo, infatti, è un mafioso, e ha paura che La Ferlita lo voglia incastrare. (agg. di Rossella Pastore)



Don Lollò fa bruciare il quadriciclo

Ripresosi, Pippo Genuardi si rivolge ancora al commendatore don Lollò: “Lei sa che sono stato arrestato per un equivoco”, comincia, “e per ottenere la concessione del telefono è necessario che non risulti niente di negativo sul mio conto”. Don Lollò lo invita dunque a rivalersi sui carabinieri, a far pagare l’errore. In paese nasce un’altra diceria sul conto del Genuardi, che questa volta riguarda il suo rapporto con la moglie. La diceria corre tanto fino a che non arriva alle orecchie del questore, che non ne può più di sentire queste cose sul poveretto. Ormai è evidente che Pippo sia vittima di una serie di equivoci e malintesi, cosa che lui stesso lamenta. E lamenta specialmente quando rinviene il suo quadriciclo bruciato. Chi è stato? Be’, don Lollò, che si è fatto persuaso che lui lo stia prendendo in giro. A questo punto, a Genuardi non resta altra scelta che quella di chiudere bottega. (agg. di Rossella Pastore)



Pippo Genuardi finisce in carcere

La vicenda di Pippo Genuardi diventa ben presto surreale. La concessione del telefono, ormai è chiaro, non la otterrà mai, a meno che i “potenti” del luogo non cambino idea su di lui. Per ora, le cose si complicano irrimediabilmente: il prefetto si è fatto un cattivo concetto di lui e l’ha fatto addirittura arrestare. “Per aver cospirato ai danni dello Stato italiano, io la dichiaro in arresto”, gli annuncia uno dei brigadieri che bussano alla sua porta. E pensare che, poco prima, aveva ricevuto una risposta semi-positiva da parte dell’Amministrazione Poste e Telegrafi, che voleva incaricare un tecnico per i sopralluoghi di rito… Pippo finisce in cella e ci rimane per qualche ora, fino a che il prefetto non si lascia convincere dal questore a farlo scarcerare. “Non possiamo punire i sovversivi ‘a vista’”, gli dice il superiore. Genuardi ha trascorso in cella pochissimo tempo, ma tanto gli è bastato per prendersi una malattia a causa delle pulci e delle cimici che l’hanno letteralmente mangiato. (agg. di Rossella Pastore)

I sospetti del prefetto

Pippo Genuardi “inoltra” (diremmo in termini moderni) la lettera ai potenti del luogo, ma non è ancora chiaro il motivo per cui ci tenga tanto. La risposta tarda ad arrivare, e Pippo cerca di sollecitare il prefetto raccomandandosi a un signorotto locale, un certo don Lollò. C’è un motivo, comunque, per cui la risposta non arriva. Il prefetto Marascianno, infatti, sospetta di lui come possibile sovversivo. Ci sono diversi indizi, veri o presunti, che portano il prefetto a farsi un’idea sbagliata di lui. Primo: nelle sue lettere, Genuardi si ostina a rivolgersi a lui chiamandolo Parasciallo, quando in realtà il suo cognome è Marascianno. Al questore, Marascianno manifesta i suoi timori: “Parasciallo, nel nostro vernacolo, è il barbagianni, sinonimo di persona vecchia e noiosa”. Ma Parasciallo è anche un’espressione volgare che offende profondamente il prefetto. Ancora, secondo il prefetto, il Genuardi si rivolge a lui con “manifesto servilismo”, motivo in più per pensare male di lui. (agg. di Rossella Pastore)

Andrea Camilleri introduce il racconto

Inizia La concessione del telefono su Rai 1. È Andrea Camilleri, come di consueto, a introdurci nel racconto: “Confesso sinceramente di essere un poco emozionato, perché il produttore Carlo Degli Esposti – bontà sua – ha deciso di mostrarvi l’altro aspetto della mia narrativa, alla quale tengo moltissimo: i cosiddetti romanzi storici”. Una glossa sul significato e il concept di questo format: si chiamano storici “perché sono tutti ambientati nel quarantennio successivo all’unità d’Italia, praticamente dal 1861 alla fine del secolo. Sono romanzi che nascono tutti da autentici fatti accaduti e, naturalmente, riraccontati a modo mio. Mi auguro di tutto cuore che vi piacerà. Grazie”. Dopo la pubblicità, i bellissimi titoli di coda con i nomi degli attori battuti a macchina o scritti a mano in calligrafia. Lo stesso protagonista, Filippo ‘Pippo’ Genuardi (Alessio Vassallo), fa il suo esordio scrivendo una lettera al prefetto e agli altri enti preposti per ottenere l’agognata concessione del telefono. (agg. di Rossella Pastore)

Il lavoro preferito da Andrea Camilleri

La concessione del telefono è il film Tv in programma questa sera su Rai 1 per allietare il diciannovesimo giorno di quarantena degli italiani. A questo proposito, anche Alessio Vassallo, attore protagonista della pellicola, ha lanciato il suo appello sulle pagine di Giornalettismo: “Sto vivendo a casa dove dobbiamo stare tutti, dobbiamo seguire le direttive del governo. State a casa, mangiate, ingrassate e poi andremo tutti in palestra”. Vassallo fa volutamente dell’ironia: “Noi artisti abbiamo il compito di prendere le persone per strada regalandole qualche ora di leggerezza”, sostiene l’attore. E prosegue: “Noi lo faremo portandole a Vigata. La gente ha bisogno di pensare ad altro, poi l’informazione è sempre necessaria”. Intanto, cresce l’attesa per la messa in onda di uno dei lavori più amati ‘di’ e ‘da’ Andrea Camilleri, che non a caso – oltre al romanzo da cui è tratto – volle firmarne anche la sceneggiatura. È questo, di fatto, il suo ‘ultimo atto’ da artista della parola scritta e recitata, compiuto poco prima che il sipario sulla sua vita calasse definitivamente. (agg. di Rossella Pastore)

Alessio Vassallo: “Una storia di errori e…”

Oggi, 23 marzo, arriva il terzo appuntamento su Rai1 con i romanzi storici di Andrea Camilleri. Quello con la La concessione del telefono è particolarmente atteso e, stando anche alle parole del regista Roan Johnson, imperdibile. Dietro c’è infatti un lavoro molto articolato: “è stato uno degli adattamenti più complessi della mia vita – ha spiegato il regista ai microfoni di Vanity Fair, per poi chiarire – perché si partiva da un romanzo che ha una struttura sperimentale, in cui a parlare sono per lo più documenti e lettere, non i dialoghi.” Così spiega: “Abbiamo così cercato di mantenere quella struttura, a nostro rischio e pericolo, provando a rendere visibili allo spettatore quelle lettere”. La concessione del telefono è infine anche “una storia di errori e di orrori”: lo conferma Alessio Vassallo, volto principale del film che ci attende stasera su Rai1. (Aggiornamento di Anna Montesano)

INFO STREAMING DEL FILM

La concessione del telefono

appartiene alla collana C’era una volta a Vigata e sicuramente appassionerà il pubblico da casa con la sua messa in onda in prima tv stasera su Rai 1. La regia è curata da Roan Johnson che ha preso ovviamente ispirazione dal romanzo di Andrea Camilleri. Nel cast troviamo tra i protagonisti Thomas Trabacchi, Federica De Cola e tanti altri. Recitata bene e girata con attenzione questa pellicola promette di tenere il pubblico incollato davanti alla televisione per raccontare la storia del commerciante di Legnami Pippo Genuardi. La concessione del telefono si potrà commentare sui social network, con il pubblico pronto ad esprimere le sue opinioni in merito. Il film va in onda in prima tv su Rai 1 e si potrà seguire in diretta streaming sui nostri dispositivi mobili grazie a RaiPlay cliccando qui. (agg. di Matteo Fantozzi)

LA COLLANA “C’ERA UNA VOLTA A VIGATA”

Il romanzo omonimo, La concessione del telefono, scritto da Andrea Camilleri risale alla fine degli anni Novanta, pubblicato con Sellerio Editori e che il maestro siciliano ha realizzato con lo stesso regista Roan Johnson, oltre che con Francesco Bruni. Si tratta inoltre del terzo racconto della collana C’era una volta Vigata: il primo è La mossa del cavallo, mentre il secondo si intitola La stagione della caccia. Entrambi riadattati tra l’altro per la televisione, dove hanno riscontrato un ottimo successo: in tutti e due i casi lo share ha superato il 30%. Le differenze fra il testo scritto e l’opera televisiva, anche in questo terzo capitolo, saranno comunque pochissime. Fra queste troviamo il nome del Questore che ad un certo punto arriverà dal Nord Italia per supervisionare l’operato di Pippo, diventando alla fine uno dei suoi alleati più forti. Nel romanzo il nome dell’ufficiale è Spinoso, mentre in tv lo conosceremo come Monterchi.

ALESSIO VASSALLO ALLA GUIDA DEL CAST

La concessione del telefono

è il film che Rai 1 trasmetterà nella sua prima serata di oggi, lunedì 23 marzo 2020, diretto da Roan Johnson. Si tratta del terzo film tratto dal romanzo storico C’era una volta Vigata scritto da Andrea Camilleri. Nel cast troviamo Alessio Vassallo nei panni di Pippo Genuardi, un commerciante della Sicilia, ironico e sposato con Taninè, interpretata da Federica De Cola. Al contrario del marito, la donna è la figlia dell’uomo più potente della cittadina fittizia dell’isola. Alloro fianco troveremo inoltre Corrado Guzzanti nel ruolo di Marascianno, il prefetto a cui il protagonista si rivolgerà per installare una seconda linea telefonica. Nel cast troviamo inoltre Fabrizio Bentivoglio nei panni di don Lollò, il boss locale. In ruolo minore troviamo inoltre gli artisti Corrado Fortuna (Sasà La Ferlita); Dajana Roncione (Lillina); Ninni Bruschetta (Padre Macaluso); Antonio Alveario (Nenè Schilirò) e Michele Di Mauro (Avvocato Russotto). Dal punto di vista dell’ambientazione, la pellicola ruota attorno a fatti avvenuti nell’Ottocento e nati dalla penna del maestro letterario.

LA CONCESSIONE DEL TELEFONO, LA TRAMA DEL FILM

La trama de La concessione del telefono segue le vicende di Pippo Genuardi, un siciliano senza denaro che è riuscito a mantenere la sua vena ironica. Nonostante i problemi economici, l’uomo sembra trovare un po’ di respiro grazie al matrimonio con Taninè, di famiglia ricchissima, che gli permetterà di vivere nell’agio. Questa condizione tuttavia lo spingerà a non accontentarsi mai di ciò che possiede, tanto da pretendere l’installazione di una seconda linea telefonica che metta in comunicazione la sua casa e un magazzino di sua proprietà. Nonostante ben tre richieste scritte, il Prefetto decide di non rispondere, ma Pippo non si arrende. Anzi chiede l’aiuto di tutti i suoi conoscenti, persino don Lollò, il boss del posto, che lo faranno finire nei guai. L’equivoco è dietro l’angolo sia con la malavita sia con l’autorità, dato che il Prefetto, a causa delle enormi inesattezze contenute nelle richiede di Genuardi, finirà col credere che stia organizzando un colpo di Stato. Anche dal punto di vista privato le cose non andranno bene, a causa della passione senza alcun freno che Pippo nutre nei confronti del genere femminile. Così, dopo aver iniziato una tresca amorosa con la consorte del suocero, finirà per rivelare al diretto interessato il suo segreto e ad attirare la sua ira.