Secondo diversi esperti inglesi, citati dal quotidiano Guardian, la crisi climatica potrebbe presto mandare in crisi la dieta sana che include buone quantità di frutta e verdura. A lanciare l’allarme è stato un rapporto redatto e pubblicato dall’Energy and Climate Intelligence Unit (ECIU) del Regno Unito, secondo il quale i prodotti freschi importanti massivamente dalla regione Mediterranea diventeranno, negli anni, più costosi e rari, soprattutto per via delle sempre più frequenti siccità. L’effetto, ovvio, è che la crisi climatica porterà ad un aumento del prezzo degli alimenti naturali, fondamentali per le diete sane ed equilibrate, che a sua volta ne ridurrà le possibilità di accesso per la popolazione, specialmente quella più povera, che si troverà a prediligere alimenti trattati e a basso costo.



L’allarme UK: “La crisi climatica e la siccità riducono i raccolti”

Complessivamente, insomma, la crisi climatica potrebbe ben presto mettere a rischio le diete sane nel Regno Unito, che si appoggia ampiamente ai partner mediterranei per l’importazione di frutta e verdura. Secondo quanto riporta il Guardian, infatti, nel solo 2022 poco più di un quarto delle importazioni complessive inglesi provenivano dalla regione Mediterranea, pari a 9,8 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di oltre 16 miliardi di sterline, che nei prossimi anni potrebbero aumentare ampiamente.



“Oltre a una crisi climatica”, ha spiegato Gareth Redmond-King, responsabile dell’ECIU, “siamo anche in una crisi di salute pubblica. La maggior parte di noi già non mangia abbastanza frutta e verdura e le diete più sane tendono già a costare di più. Poiché gli impatti del cambiamento climatico probabilmente renderanno il cibo sano ancora più costoso, esso diventerà ancora meno accessibile ai più poveri della società”. Secondo alcune stime condotte fino ad ora, la crisi climatica minaccerà soprattutto cavolfiori, broccoli e fragole, ma anche due terzi delle specie di cetrioli e pomodori ed un quinto di quelle di cipolle, tra gli alimenti maggiormente importati nel Regno Unito. Una situazione che appare già piuttosto evidente guardando all’olio d’oliva, che ha subito già pesanti rincari e che è importato all’80% dall’area Mediterranea.

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