Prima la notizia che mercati e politica non avrebbero voluto ricevere. Poi la parziale correzione, con una mitigazione dei toni. Così si può riassumere quanto accaduto nelle ultime ore sul fronte del commercio mondiale di grano. Ma andiamo con ordine. Il 14 maggio sui media internazionali rimbalzano le dichiarazioni del Governo indiano che, nel tentativo di proteggere la sicurezza alimentare nazionale, si dice pronto a bloccare con effetto immediato l’export del cereale di cui è il secondo produttore mondiale.
Una decisione netta, che – riporta l’Ansa – segue di 24 ore la pubblicazione dei dati sull’inflazione annuale nel Paese asiatico, salita all’8,38%, con i prezzi al dettaglio che, nel mese di aprile, hanno toccato il massimo storico da otto anni. E che segna una netta discontinuità rispetto alla politica adottata fino ad allora da Nuova Delhi: a metà febbraio, il ministero all’Agricoltura aveva infatti previsto che il raccolto della stagione avrebbe toccato il record di 111,3 milioni di tonnellate e che le esportazioni avrebbero raggiunto quota 10 milioni di tonnellate. E ancora il 15 aprile il ministro al Commercio e Industria Piyush Goyal aveva twittato: “Gli agricoltori indiani hanno messo da parte un eccesso di riserve e sono pronti a sfamare il mondo”.
Il cambio di rotta intervenuto nel fine settimana non ha mancato di suscitare le critiche dei ministri all’Agricoltura dei Paesi G7, riuniti in Germania per discutere le modalità utili a rompere lo sbarramento russo alle esportazioni di grano dai porti ucraini. E poi – dice sempre l’Ansa – arriva la replica del Governo indiano: “La decisione di bloccare l’export del grano non è definitiva e può essere rivista”, ha dichiarato BVR Subrahmanyam, sottosegretario al Commercio, aggiungendo che si è trattato “solo di una correzione, non di un cambio di linea rispetto ai precedenti orientamenti del Governo indiano” e specificando che l’iniziativa “non intende creare problemi ai mercati”. In questa linea si pone quindi la garanzia offerta dalle autorità di Nuova Delhi di onorare gli impegni già presi: “In giugno e luglio – ha detto BVR Subrahmanyam – autorizzeremo l’export delle commesse di grano per le quali sono già state firmate lettere di credito, e risponderemo ai Paesi che ci chiederanno forniture per la sicurezza alimentare”.
Qualora confermato, lo stop delle esportazioni di grano dall’India andrebbe a ingrossare l’ondata di protezionismi provocata dalla guerra in Ucraina. Un’ondata che – fa notare Coldiretti – rischia di provocare una carestia in ben 53 Paesi, dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e dove quindi l’aumento dei prezzi di grano e riso si prospetta devastante. Un’ondata che rischia insomma di allargare l’area dell’indigenza alimentare soprattutto in Africa e Asia.
La misura inizialmente prospettata da Nuova Delhi non appare infatti isolata: anche Serbia e Kazakistan – afferma Coldiretti – hanno limitato con quote predefinite le spedizioni di cereali all’estero e in Europa una misura simile, fortemente contestata dalla Commissione europea, era stata presa dall’Ungheria con pesanti effetti per il mais sull’Italia, che nel 2021 da Budapest ha importato ben 1,6 miliardi di chili di questo cereale.
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