Secondo la filosofa e pensatrice cattolica Chantal Delsol una società non potrà mai fino in fondo “secolarizzarsi”: la storia insegna infatti che se “muore” una religione, ve n’è sempre una pronta a sostituirla. Ecco, nel suo intervento su “Le Figaro” del 27 settembre scorso (ripreso e tradotto oggi sul “Foglio”) Delsol parla della minaccia di “sparizione” della cristianità e della successiva “sostituzione” con una religione pagana e universale.



Con più della metà della popolazione europea che si professa “atea”, spiega la filosofa, la linea è stata già superata: «È tutto il vecchio continente e l’occidente in generale che vede la cancellazione della religione dei suoi padri». La denuncia non è isolata (per fortuna, ci viene da dire, ndr), ma la trattazione scelta da Delsol è originale: ad essere in crisi non è tanto il cristianesimo, bensì il suo traslato di civiltà, costumi e influenza nelle leggi dei Paesi. In poche parole, la cristianità. «Con le leggi sull’aborto degli anni sessanta», spiega Delsol, fondatrice dell’istituto di ricerca Hannah Arendt, «la società cristiana ha iniziato a scomparire»: da quegli Anni Sessanta in poi, non sono più i dogmi religiosi a determinare quanto e come la morale consente, ma si è diretti verso una “moltitudine” di comitati etici su correnti tra le più disparate tra loro. Qui però scatta il monito della filosofa cattolica con gli stessi fedeli cristiani: «avendo perso il potere della società, pensano di aver perso del tutto, come se la loro stessa esistenza fosse legata alla loro egemonia».



LA CRISI DELLA RELIGIONE CRISTIANA E IL SUO SURROGATO

Al di là dei tanti problemi che affliggono la Chiesa, non da ultima il tema scabroso e inquietante della pedofilia, v’è un problema di fondo secondo Delsol: «il vecchio occidente non diventerà ateo», e questo perché l’uomo è prima di tutto un «animale religioso» dato che si confronta sempre conio male, la sofferenza e la morte e «non può vivere senza cercare di dar loro un senso». Per questo è in atto una controversa operazione su larga scala per sostituire il cristianesimo con la nuova religione pagana, o meglio un surrogato della cristianità senza il cuore centrale, ovvero proprio Gesù Cristo. Citando lo storico Usa Joseph Bottum, Delsol rilancia tutte le contraddizioni di questa opera di “paganizzazione” del cristianesimo: «la preoccupazione per la salvezza si è trasformata in preoccupazione per la salvezza sociale. La religione monoteista è stata sostituita dal nulla, soppiantata da politeismi immanenti o molteplici spiritualità». Dogmi, proclami, “sacerdoti”, anatemi e anche scomuniche: per la filosofa francese, la nuova “religione” ha tutto quanto (o quasi) la sua precedente europea, se non per due “impercettibili” differenze: «l’occidente ha perso i fondamenti del giudeo-cristianesimo, i presupposti culturali su cui si basava l’edificio». In primis, la fede nell’esistenza della verità (che deriva dalla tradizione greca); in secondo luogo, il concetto di linearità del tempo, sostituito dal tempo “ciclico” che professa l’annuncio sempre imminente di catastrofi apocalittiche (vedi l’ideologia del climatismo mondiale). Da ultimo, gli europei hanno perso la fede nella dignità sostanziale dell’essere umana: conclude Delsol, «è stata cancellata per far posto ad una dignità conferita dall’esterno, sociale e non sostanziale, come avveniva prima del cristianesimo».

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