Ci sono mondi e realtà nascoste nelle modernissime e presunte civili società occidentali. Realtà che si nascondono e che rifiutano ogni contatto con la realtà esterna. Accade ad esempio a Parigi, dove una comunità religiosa nata nel 18esimo secolo comincia a svelarsi dopo secoli di silenzio, omertà, incesti. Non a caso il nome è significativo: La Famiglia. Come esempi analoghi che si trova negli Stati Uniti, si rifiutano di avere contatti e vivono secondo lo stile e abitudine di quando nacquero. Ma soprattutto in molti casi viene praticato l’incesto, per assicurare la purezza e la continuità della stirpe originale. Ma l’incesto procura seri danni ai nascituri, come la sindrome di Bloom, una patologia che provoca tumori in giovane età e handicap fisici e mentali. A tenerli insieme la fede cristiana che però non è più il motivo principale, l’importante è non confondersi con il mondo là fuori, fonte di vizi e peccati.



LA PRATICA DELL’INCESTO

I membri sono circa tremila, la sede principale è a Villiers-sur-Marne a pochi chilometri  da Parigi ma esistono comunità sparse un po’ in tutta la Francia. Si ritrovano abitudinalmente per feste, pranzi e anche episodi di violenza sessuale su minori come testimoniato da molti. L’alcol è la preferenza, l’alcolismo è infatti molto diffuso. Lavorano in fabbriche all’interno della loro comunità che soprattutto servono le grandi case di moda. Nessuno deve frequentare estranei, quelli che hanno osato andarsene sono perseguitati da minacce. Le donne lavorano ma soprattutto devono continuare la discendenza in modo che La Famiglia arrivi unita alla fine dei tempi. Le autorità francesi sono intervenute diverse volte, sottraendo i figli ai genitori perché vittime di violenze, ma La Famiglia continua a rimanere esclusa dalla società.  I matrimoni tra cugini sono all’ordine del giorno e avvengono sempre tra giovanissimi. 

Leggi anche

Angela Merkel: “frenai ingresso Ucraina nella Nato”/ “Impegno adesione per Putin fu dichiarazione di guerra”CAOS LIBANO/ "Meglio ritirare Unifil, all'Italia non servono vedove di pace"