Passi davanti a un parcheggio di taxi in qualunque parte di Milano e vedi lunghe file di mezzi fermi. Eppure i tassisti sono stati una di quelle categorie di coraggiosi che si sono messi al servizio della città durante la prima fase, quella del lockdown, portando il pranzo a famiglie disagiate segnalate dal comune. O a trasportare il personale sanitario in ospedale, ci ha detto in questa intervista Ciro Pica, tassista e in passato candidato al Consiglio comunale: “C’è stato uno di noi che si è ammalato di Covid ed è anche morto”. Adesso però il fermo delle grandi attività come le fiere sta danneggiando l’intera categoria, praticamente non c’è lavoro: “Le amministrazioni dallo stato in giù rimandano alla spontaneità della ripresa in due, tre, otto mesi. E’ tutto lasciato al caso, ci vorrebbe una programmazione degli eventi, capire come sarà Milano a settembre, se le fiere non ripartano e se ci sono dei motivi che non possono dire. Non vogliamo assistenzialismo, 600 euro al mese, vogliamo lavorare in termini di gestione della ripresa”.



Voi tassisti vi siete distinti per l’impegno generoso e gratuito nel corso della prima fase, di cosa vi occupavate?

Ogni domenica portavamo il pranzo a casa di persone disagiate segnalate dal comune, pranzi preparati dall’Hotel Cavalieri di piazza Missori, un servizio strutturato. Eravamo una sessantina di colleghi in giro per i quartieri. Questa domenica queste famiglie disagiate saranno invitate a pranzo all’hotel e con i colleghi andremo a casa loro a prenderli.



Avete fatto anche da servizio trasporto gratuito per il personale, vero?

In realtà da parte del personale sanitario non c’è stata una domanda vera al mondo taxi. Qualche caso singolo, un collega si è ammalato di Covid ed è pure morto. C’è stata invece una richiesta allucinante che abbiamo rifiutato, gli ospedali volevano che portassimo a casa i dimessi ma anche le persone non ospedalizzate, una proposta folle.

Il vostro servizio comunque non si è mai fermato, però durante la fase 2 vi lamentavate di non avere clienti, è così?

I servizi pubblici non si sono mai fermati hanno continuato a funzionare, il servizio taxi è sempre rimasto operativo. Ma di fatto la domanda era pari a zero.



Per paura del Covit?

Più che per questo motivo di fatto non c’era motivo per muoversi ed è crollata la domanda. L’ATM viaggiava più o meno vuota. Quando c’era il lockdown lavoravano le cassiere dei supermercati e i medici, non era necessario tenere in piedi un apparato miliardario. Hanno preferito far circolare i mezzi pubblici generando quel movimento di persone che si preferiva evitare. Uno spreco di risorse e un movimento maggiore di quanto si doveva fare.

Adesso come è l’attività?

Come tassista e come cittadino vedo i bar, i ristoranti, il tessuto di una città completamente fermo. Le amministrazioni dallo stato in giù rimandano alla spontaneità della ripresa in due, tre, quattro, otto mesi. E’ tutto lasciato a questa programmazione di eventi e intanto non c’è alcuna chiarezza di come ci si muoverà.

Invece?

Abbiamo bisogno di capire come sarà Milano a settembre, se le fiere non ripartono e ci sono dei motivi che non possono dire. Chi rende la città vivibile? Vogliamo lasciarla senza mezzi di trasporto e andare tutti in bicicletta? Sarebbe una città più povera. Oggi abbiamo un sacco di dati. si può utilizzare l’attenzione di monitorare come possa svilupparsi. L’unica cosa certa saranno le tasse da pagare.

Voi siete stati inseriti nella categoria dei 600 euro?

Abbiamo ricevuto 600+600 euro, ma la nostra preoccupazione è di innestare un circuito virtuoso più che essere assistiti. In altre regioni ci sono interventi a favore del trasporto pubblico da mille euro al mese ai tassisti e aI noleggiatori, un sostegno specifico che non è come dare 600 euro a tutti. Preferiamo  lavorare in termini di gestione della ripresa piuttosto che assistenzialismo. Sarebbe poi necessario un lavoro congiunto tra ATM e tassisti: fermare mezzi che hanno consumi straordinari e trovare un accordo comune, fare economia e non lasciare fermo nessuno. Purtroppo c’è un clima di paura, tutti sono sospettosi di tutti. Il comune a costo zero potrebbe rassicurare che i taxi sono sanificati, hanno la paratia di distanza, non possono trasportare troppe persone insomma dare indicazioni di merito per rassicurare la gente ma non viene detto nulla.

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