Lo scrittore francese Laurent Obertone è autore di una collana di libri nella quale si toccano i temi della rivolta urbana, della guerriglia e delle violenze. Una Francia sull’orlo della guerra civile, che l’ex giornalista aveva previsto già nel 2016, descrivendo quasi alla perfezione la situazione attuale che si è creata con la rabbia degli immigrati nelle periferie sfociata in caos totale. Ora Obertone, intervistato dal quotidiano Il Giornale, analizza il fenomeno affermando di non essere sorpreso, più volte infatti aveva denunciato il fatto che troppo spesso non viene applicata la giustizia in modo corretto, e i media si concentrano invece sull’accusare la società piuttosto che incolpare chi ha commesso abusi e violenza.



Da anni in Francia ci viene imposta un’immigrazione senza regole“, dice lo scrittore, accusando i politici di chiudere gli occhi di fronte alle opinioni del popolo. “Più volte sono stato emarginato“, dice “a causa delle mie posizioni considerate vicine all’estrema destra, ma in realtà io sono il portavoce di moltissime persone che pensano allo stesso modo della pericolosità di questa insicurezza“.



Laurent Obertone “Violenza in Francia non è dettata da giustizia sociale”

Secondo Laurent Obertone, la violenza che i rivoltosi riversano sulle strade francesi, non è dettata da un senso di giustizia, piuttosto è opportunismo. Perchè “Ci ingannano dicendo che è un fenomeno sociale, ma con la rabbia e la distruzione i colpevoli si divertono e diventano popolari nei loro gruppi“. Le istituzioni non sono esenti da responsabilità, infatti come afferma lo scrittore “Sono vigliacche e deboli con i barbari, forti e reattive solo con il cittadino medio, addomesticato, docile, che pagherà il conto“.



Se lo Stato non difende più i cittadini ma solo i suoi interessi, allora si può affermare che “siamo sull’orlo di una guerra civile“, perchè “quando i rivoltosi saranno troppi, allora la gente farà da sè e sarà troppo tardi per reagire, lo Stato cadrà“. le accuse dell’ex giornalista che ha lavorato anche a contatto con i servizi segreti sono infine rivolte ai leader e ai giornalisti, che “lavorano solo su dogmi di correttezza, e su come raccontare i fatti per cercare di fare una bella figura“.