E così il Governo tedesco ha fatto la peggiore figuraccia della sua storia. La Corte dei Conti tedesca lo ha certificato: hanno barato sui conti pubblici, hanno nascosto dei debiti in “strumenti finanziari” e il deficit reale del paese non è dello 0,4%, ma del 2,4%.
Come io ripeto spesso, i conti si fanno con i numeri e non con le buone intenzioni, ma soprattutto, come tutti sanno, i conti si fanno alla fine. Voglio dire che tutta la narrativa in Europa si è spesa a favore di due grandi direttive: risorse green per l’energia (rinnovabili) e sanzioni alla Russia.
Ora viene però il conto da pagare, sia perché tutta l’infrastruttura di trasmissione e di consumo energetico non è preparata a una simile e repentina svolta, sia perché le sanzioni alla Russia non sono nient’altro che la proibizione di esportazione delle aziende europee, quindi il primo impatto è sul Pil dei Paesi europei. Per questo la Germania è in recessione e gli altri éaesi sono pure in grande difficoltà. Una simile follia ideologica non poteva avvenire senza fare danni; e li ha fatti come abbiamo constatato in passato e come ora la forza dei numeri rende palese. Da un lato 212 miliardi impiegati per la “transizione green”, dall’altro la frenata del Pil resa evidente da due valori trimestrali negativi.
Ora tutto questo sta mettendo in difficoltà la stessa Unione europea, che questa agenda (green più sanzioni) l’ha fortemente voluta e promossa. Infatti, la Germania non è l’unico Paese che ora si trova in difficoltà a reperire le risorse finanziarie per i costi dell’Ue, ma ci si è messa pure l’Ungheria, che ha detto chiaro e tondo che vuole sapere nel dettaglio come vengono spesi i soldi europei, altrimenti non darà un solo euro.
Insomma, la questione europea sta diventando davvero calda in un momento di grande difficoltà per l’aggravarsi di una crisi dalla quale in fondo non siamo mai usciti.
E pure per l’Italia le cose non vanno tanto bene, anzi, non possono andare bene dato che la Germania è il primo partner commerciale dell’Italia, sia per le esportazioni che per le importazioni. In particolare, è molto stretta la filiera produttiva e di servizi tra la Germania e le piccole e medie imprese di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che sono pure regioni trainanti del Pil italiano.
In fondo l’attuale Unione europea è proprio questo: un centro di potere che cala dall’alto le proprie fissazioni ideologiche sugli Stati partecipanti, sui popoli europei, senza curarsi delle conseguenze. Ma non credo che non sappiano bene le conseguenze: adottano certe politiche proprio per le conseguenze che inevitabilmente comportano, per preservare la ricchezza finanziaria, “costi quello che costi”, come disse Draghi da Governatore della Bce nella celebre conferenza stampa indetta per annunciare il salvataggio dell’euro.
“Costi quello che costi” disse allora, nel 2012, senza mai specificare chi avrebbe pagato quei costi: ecco oggi lo vediamo chi paga quei costi. Oggi è tutto più semplice, non c’è nulla da spiegare, c’è solo da osservare la realtà che abbiamo davanti agli occhi.
E la realtà che abbiamo davanti agli occhi è un rialzo dei tassi che a detta di tutti doveva servire a comprimere la crescita economica. La scusa? Quella che era necessario far abbassare l’inflazione. Ci sono riusciti? No. Ma chi ha provocato l’inflazione? I costi energetici soprattutto, provocati da politiche green dissennate e dalle sanzioni autolesioniste.
Quindi, loro hanno provocato l’inflazione, e sempre loro hanno applicato la ricetta sbagliata che non ha abbassato l’inflazione, ma ha depresso l’economia.
Non so se ci avete fatto caso, ma nei grandi media si inizia a parlare della Germania come il “grande malato dell’Europa”. Quando ho sentito questa frase ho avuto un sobbalzo, perché chi come me ha qualche capello bianco ricorderà che questa frase veniva usata, sempre riferita alla Germania, alla fine del secolo scorso, per descrivere la situazione di allora. Viene da ripetere una frase che spesso mi viene rivolta, quando ipotizzo i benefici per la nostra economica con l’uscita dall’euro e il ritorno di una moneta nazionale. Mi viene ripetuto con una certa saccenza: “I problemi dell’economia reale non si risolvono con la stampa di moneta!”.
Beh, questa lezione sembra che non l’abbiano imparata tanti sostenitori dell’euro, soprattutto tedeschi. Di fatto, con la moneta unica, hanno in qualche modo coperto i loro problemi, trasferendoli agli altri Paesi europei. Ma così non si risolvono i problemi. E prima o poi questi si ripresentano.
Intanto la Bce ha appena deciso di alzare i tassi di interesse di un altro quarto di punto. Alzano i tassi e si alzano le rate del mutuo per quasi mezzo milione di cittadini. Perché loro vogliono la crisi. E chi ci guadagna? Beh, le borse stanno salendo…
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